Da Gay.it, 4 giugno 2001 – Oggi esiste un’ampia gamma di scelta fra mete differenti per le vacanze gay friendly.
Il luogo prescelto per le nostre ferie deve avere caratteristiche ben precise tra le quali l’accoglienza amichevole, la palese accettazione dell’omosessualità senza alcuna riserva, la tolleranza assoluta e uomini, molti uomini disponibili. Non rischierei di essere discutibile se affermassi che quello che cerchiamo per riposarci dalla fatiche di un anno o semplicemente per divertirci follemente è una sorta di nuova Sodoma o giù di lì.
Di fronte alle innumerevoli alternative che abbiamo oggi i gay del passato sarebbero sbigottiti, ma nella storia è esistita la meta del turismo gay per antonomasia che rispondeva, più o meno, alle caratteristiche dette prima.
Qual’era allora la novella Sodoma dei tempi andati, quei tempi, per intenderci, durante i quali l’omosessuale scoperto rischiava il “freddo” tepore dei roghi, il carcere, la gogna e la morte sociale? Non esisteva, obietterà qualcuno, gli omosessuali considerati “viziosi” e “malati” si nascondevano.
E invece no. Tra le mete gay per antonomasia indovinate un po’ che paese c’era? L’Italia. Stupiti?
Esiste un solo testo, non tradotto ovviamente in italiano, intitolato “The seduction of the Mediterranean” di Robert Aldrich che descrive il turismo gay nella storia e racconta la relativa tolleranza dei “caldi” popoli viventi nel bacino del mediterraneo rispetto all’omosessualità.
Tra i primi riferimenti a “vacanzieri” famosi che visitarono l’Italia c’è Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), tedesco studioso dell’arte classica, che visitò e studiò la Roma antica, Pompei ed Ercolano pubblicando testi fondamentali nella storia dell’arte come La storia dell’arte negli antichi o Riflessioni sull’imitazione degli artisti greci. Cosa centra Winckelmann con il turismo gay in Italia? L’Italia offrì allo studioso la possibilità di ammirare quelle statue classicheggianti che verranno poi descritte in tutta la sua opera nella quale traspare, nemmeno troppo celato, lo sguardo omoerotico dell’autore. Memorabile è, per esempio, la sua descrizione del Torso di Belvedere che insieme ad altri riferimenti costituisce una vera e propria apologia del corpo maschile. Purtroppo, proprio un viaggio in Italia l’omosessualità fu fatale allo studioso. In una camera d’Hotel di Trieste, infatti, Winckelmann fu assassinato da un giovane di nome Arcangeli. Quella volta non si era trovato di fronte una marchetta bensì ad un criminale.
Ma allora dove stava la tolleranza italiana nei confronti dell’omosessualità? Per esempio nelle avventure del poeta August von Platen (1796 – 1835), personaggio timido e tormentato. I suoi diari di viaggio sono ricchissimi di riferimenti agli incontri sessuali con uomini avvenuti nei suoi lunghi viaggi in Italia. Gay.it – VACANZE ITALIANEAnche un letterato inglese dell’epoca vittoriana, John Addington Symonds (1840-1893), autore di ‘Renaissance in Italy’ e soprattutto dei due bonheur pamphlets in difesa dell’omosessualità e di ‘Sexual Inversion’ con Haveloc Ellis gustò la tolleranza italiana. La sua corrispondenza con sir Alfred Douglas (foto), il celeberrimo amante di Oscar Wilde, è ricca di richiesta di raggiungerlo a Venezia. Fu quindi Venezia la sua meta preferita dove intrattenne relazioni con numerosi gondolieri veneziani tra qui un certo Augusto, di diciannove anni, e Angelo Fucinato.
Lo scrittore Frederick Rolfe detto Baron Corvo (1860-1913), si innamorò a tal punto della città sull’acqua che decise, dopo una “vacanza”, di stabilirsi lì dal 1909 fino alla morte. Questo autore, dalla penna straordinaria, ci ha lasciato diverse lettere scritte ad un suo amico nelle quali racconta le sue avventure sessuali con i ragazzini veneziani che sono raccolte nel volume postumo ‘Venice Letters’.
Anche alle “bellezze naturali” del sud italia i “vacanzieri” gay europei non erano indifferenti.
Il già citato Alfred Douglas, con e senza “il più grande peccatore di tutti i tempi” Oscar Wilde, si recò e visse tra Napoli e Posillipo, dal 1897 fino al febbraio del 1898.
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Anche il barone Jaques Fersen, un autore francese di opere omoerotiche, amava molto il nostro paese. Dopo un grosso scandalo gay a Parigi nel 1903 in cui venne accusato di organizzare “orge” con giovani fuggì in Italia e dopo un dopo un lungo viaggio si stabilì a Capri con lo splendido amante romano Nino Cesarini.
Capri era l’Ibiza dei tempi andati, un paradiso gay. Anche Albert (Fritz) Krupp (1854-1902), il fabbricante d’armi più ricco d’Europa, trascorreva lì le “ferie” a cavallo tra ‘800 e ‘900 sul suo yacht attraccato nella baia attratto, soprattutto, dalla libertà dei costumi sessuali dei giovani isolani. Quegli amori gli furono fatali e nel 1902, accusato dalla stampa tedesca di essersi abbandonato ad orge con dei giovani nelle grotte dell’isola, si suicidò.
Non devono stupire i continui riferimenti agli scandali. Questi riferimenti ci aiutano a ricostruire la storia gay e ci danno la percezione di tutti gli altri anonimi turisti gay che hanno visitato l’Italia senza lasciare traccia.
Altro amante del sud fu il fotografo Wilhelm von Gloeden (1856-1931) che dopo un viaggio nella libera Italia, decise di stabilirsi a Taormina dove incominciò ad interessarsi di fotografia. Intere generazioni di giovani taorminesi nudi furono immortalate dall’obbiettivo del fotografo in pose classicheggianti che oggi rappresentano un ode al nudo maschile e che rispecchiano appieno il gusto e la sensibilità gay dell’autore. Il suo studio fotografico di Taormina diventerà meta del pellegrinaggio di numerosi omosessuali delle classi altolocate tra cui principi e cardinali interessati ad acquistare le fotografie.
Sarebbe impossibile riportare tutti gli omosessuali famosi che scelsero come meta per le loro vacanze l’Italia tra i quali non possiamo dimenticare Hans Christian Andersen, Marcel Proust, E. M. Forster, Norman Douglas e il musicista americano Cole Porter.
Ciò che accomunava i turisti omosessuali che visitavano l’Italia è sintetizzato in Gustav von Aschenbach il protagonista principale di “Morte a Venezia”, romanzo di Thomas Mann, che rappresenta l’archetipo del turista gay decadente ed esteta, che si lascia morire davanti alla bellezza. Italiana chiaramente
Tra tutti questi nomi famosi c’è il rischio di perdersi. Ma gli omosessuali non artisti? Quelli non decadenti? Quelli meno facoltosi dove si recavano in vacanza? Sono a conoscenza di due sole testimonianze, tratte dal testo Psicopatia sexualis di Kraft-Ebing del 1894.
Un omosessuale straniero (caso 244), racconta che divenuto militare nel corpo dei cadetti, e sperimentato l’amore con innumerevoli giovanotti, prese “due brevi licenze, in primavera e in autunno” che gli “diedero modo di partire ben presto per l’Italia” dove potè “darsi completamente” ai suoi “piaceri senza essere osservato”. In Italia conobbe un ufficiale con il quale “condivise per molte notti” il letto.
Lo stesso testo racconta anche il caso di uno straniero che battendo nei pressi di Villa Borghese fu minacciato da un uomo “bello come uno Apoxymenos, slanciato, largo di spalle, esuberante di forza; ha il volto del romano puro, con grandi occhi castani mobilissimi e riccioli bruni. E’ il mio paradiso”.
Due voci, anonime, di due gay che potrebbero essere come noi e che scelsero l’Italia.
Oggi le mete gay friendly sono abbastanza lontane da qui. In quei paradisi “dove non siamo osservati” sperimentiamo la stessa libertà che sperimentavano i gay stranieri in Italia nei secoli scorsi.
Sarebbe bene riportare quella libertà solo sperimentata anche qui durante i terribili mesi lavoratovi che ci attendono. O sbaglio?