Ambrosoli: Matrimonio gay? Solleciterò dibattito. Patrocinio al Pride

Intervista sui temi gay al candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia nel 2013 Umberto Ambrosoli.

Il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Lombardia si dice favorevole al patrocinio al Pride a ella manifestazioni culturali lgbt. Le coppie gay? “Estensione del modello Milano”.

Gay.it – 18 febbraio 2013. Umberto Ambrosoli, candidato presidente alla regione Lombardia per la lista di centro-sinistra “Patto civico per la Lombardia”, fin qui aveva solamente sfiorato la questione dei diritti di omosessuali e lesbiche.
L’avvocato cattolico, diceva per esempio a RepubblicaTv di avere “un discreto quantitativo di amicizie, conoscenze che rappresentano” l’universo gay, parlava favorevolmente del registro delle unioni civili approvato a Milano dal Comune, di maggiori diritti che meriterebbero i bimbi nati in modo non tradizionale e, più genericamente, di tutela dei diritti fondamentali.
Incalzato sugli stessi temi da Corriere.it, il candidato sosteneva che “La Regione Lombardia non può istituire il matrimonio lombardo, qualcuno ci ha provato con quello celtico, perché questa materia dipende dall’ordinamento statale. Ma, il registro delle coppie di fatto è uno strumento per cercare di dare una risposta. Sui temi etici, poi, occorre confrontarsi per arrivare a soluzioni più giuste”.
Queste dichiarazioni, stiracchiate dalla stampa generalista come importanti aperture ai diritti di omosessuali, lesbiche e trans, se lette con la giusta enfasi lasciano spazio ad ampi margini di ambiguità. A notarlo, su le pagine dell’edizione milanese di “La Repubblica”, Oriana Liso nell’analisi al riferimento alle “unioni omoaffettive” nel programma della lista Ambrosoli, “un riferimento non sviluppato, quello sulle coppie omosessuali, quelle di fatto e le famiglie plurali che, forse, deve essere però ancora sviscerato.”
Ci proviamo sottoponendo alcune domande al candidato.

Il suo programma “Europa, sviluppo, lavoro, legalità” discute ampiamente di diritti e accenna persino “alla parità uomo-donna e delle relazioni omoaffettive”. Come si declina la piena parità per gay, lesbiche e trans in progetti legislativi o iniziative politiche in ambito regionale?
L’estensione del modello Milano per le coppie di fatto sarà tra i primi impegni della Giunta, il registro delle unioni civili ha un significato profondo che va ben oltre il simbolismo, ma contribuisce a sviluppare un nuovo sistema di inclusione sociale. Saranno indetti tavoli di discussione con associazioni per i diritti di gay, lesbiche e trans, in modo da istituzionalizzare il confronto e il dialogo.

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Ha immaginato una legge antidiscriminatoria sul modello di quella approvata dalla Regione Toscana per la Regione Lombardia?
La Toscana ha regolamentato una serie di comportamenti volti a garantire la dignità di espressione dell’orientamento sessuale; ritengo sia un passo importante verso il concetto del “ripensare il vivere comune” attraverso un principio di tolleranza e inclusione sociale. Ci sono tutti i presupposti per estendere questo modello anche in Lombardia.

La salute dei cittadini è tra le principali voci di spesa per una Regione. Come impegnerebbe la sua Giunta nella riduzione dell’incidenza dell’hiv-aids in Lombardia e soprattutto a Milano?
Ricerca e prevenzione devono essere sovvenzionate, specie quando si parla di malattie virali. E’ necessario uscire dal tabù, per cui “di certe cose non si discute pubblicamente”, e sdoganare l’argomento anche negli ambienti dell’istruzione. Ecco, muoverci in maniera sincronizzata sarà il nostro obiettivo.

Sviluppo significa anche turismo, divertimento e “movida”: la Lombardia ospita la comunità lgbt (lesbica, gay, bisex e trans) più ampia d’Italia ma non ha mai investito in strutture recettive e non ha mai inteso promuoverne l’attività. Si potrà lavorare anche su questo con lei a Presidente della regione?
Milano è certamente il cuore della “movida” lombarda, non mi piace però parlare di una “movida settorializzata”, piuttosto preferisco rilanciare il divertimento sano, far scegliere liberamente alla gente i luoghi da frequentare, e impegnarmi fortemente ad evitare qualsiasi forma di discriminazione anche in quest’area, e istituirò un settore apposito nel quale segnalare eventuale discriminazione.

La Giunta Formigoni ha escluso totalmente dal finanziamento pubblico l’associazionismo gay e penso al festival di cinema gay di Milano e a decine di altre iniziative. Qual è la sua opinione in merito?
Il cinema gay e qualunque altra forma di arte, cultura e associazionismo vanno incentivate, con lo scopo di favorire una coscienza pubblica consapevole che si basi sull’importanza delle differenze.

Facciamo una incursione nella politica nazionale. La sua dichiarazione a Repubblica Tv del 7 dicembre 2012 è un sì al matrimonio civile aperto alle persone omosessuali?
La materia è evidentemente di competenza nazionale, appunto. La mia personale opinione è quella di estendere i diritti quanto più sia possibile, per quel che riguarda le competenze delle istituzioni. Se diventerò presidente di Regione solleciterò il dibattito in tal senso, con tutte le forze della mia coalizione.

Gay Pride a Milano. Patrocinio sì o no? Parteciperebbe?
Il patrocinio al Gay Pride è il gesto che un presidente di Regione dovrebbe compiere per veicolare un messaggio di inclusione sociale, affinché le istituzioni “ci mettano la faccia” e accompagnino le parti sociali, tutte, verso un cammino di convivenza armoniosa. Quale migliore forma di partecipazione?

Stefano Bolognini per Gay.it

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