Sostenitrice della legge Concia contro l’omofobia, ha partecipato al World Pride di Roma e punta sulle unioni all’inglese. Gay.it ha incontrato Irene Tinagli, candidata alla Camera con la lista Monti.
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Gay.it – 20 febbraio 2013. C’è un elemento che nel corso della povera campagna elettorale ha messo d’accordo centro-sinistra e centro-destra, con Bersani che vorrebbe un “modello tedesco” e Berlusconi che parla di modifiche del codice civile: i diritti alle coppie di fatto anche omosessuali dovranno essere riconosciuti. Ma con quali maggioranze? Il peso delle componenti cattoliche in effetti, presenti in entrambi gli schieramenti, potrebbe ipoteticamente condizionare qualsiasi voto parlamentare sull’argomento.
Irene Tinagli, candidata di Scelta Civica per Monti e economista, se eletta, garantirà la sua disponibilità per trovare accordi trasversali su di una legge per le unioni civili. E’ un tema quello degli accordi trasversali sul quale si giocherà certamente, a meno di risultati elettorali sorprendenti, l’approvazione di ogni proposta laica nel prossimo parlamento.
E alla vigilia del voto, in un momento di estrema fluidità con ipotesi anche molto discordanti dei sondaggi, ne approfittiamo per una lunga conversazione sui diritti gay e per affrontare anche il tema delle discriminazioni sul lavoro, argomento di cui si è sentito parlare poco e nulla nel dibatto, con una esponente laica di quello che si propone come ago della bilancia tra i due poli.
Sì ad una legge contro l’omofobia, ed è necessario rispondere ai bisogni legittimi espressi dalle coppie di gay e lesbiche: queste, in sintesi, le sue posizioni sui temi gay. Quali provvedimenti legislativi immagina?
Sull’omofobia ho supportato fin dall’inizio la legge presentata da Paola Concia. Non ho ombra dubbio: appena ci sarà l’occasione per ripresentare un decreto analogo o votarlo sarò certamente favorevole. Ritengo il provvedimento importante perché orientato al cambiamento culturale e allineato alle normative europee che ci chiede misure per contrastare tutte le discriminazioni, anche quelle per orientamento sessuale. Per le coppie di fatto penso ad un provvedimento come la civil partnership inglese.
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In Inghilterra c’è stato un passo avanti, la destra di Cameron parla in questi giorni di matrimonio…
Io credo che la priorità sia garantire che ci siano dei diritti reciproci per tutte le coppie e parlo di successione, visite sanitarie, garanzia di supporto e assistenza. La civil partnership inglese è simile alle unioni civili alla tedesca proposta da altre parti politiche. Sono disponibile a discutere sul tipo di unione civile da riconoscere.
Insomma è un no al matrimonio? Per il movimento lgbt è l’unico provvedimento, adozione compresa, che garantisce uguaglianza.
Se il riferimento è al riconoscimento-adozione dei figli del partner proprio ieri la Corte Europea dei diritti umani ha stabilito il diritto di adottare i figli del compagno o della compagna, ma non è necessario che ci sia il matrimonio per avere questo riconoscimento, può essere garantito con un altro intervento normativo.
E’ un tema diverso da quello del matrimonio o delle adozioni tout court. L’omogenitorialità può essere affrontata con un disegno di legge apposito. Sono una persona molto pragmatica, mi interessa portare a casa dei risultati: è ora di garantire diritti alle coppie.
Se eletta, con il gruppo di Italia Futura, assicurerebbe almeno su di una proposta di unioni civili il suo voto a una coalizione che non è la sua. Sto parlando di accordi trasversali
Assolutamente sì, e mi impegno a farlo. Ho sostenuto quei provvedimenti fuori dal Parlamento. Perché non dovrei farlo in Parlamento?
Monti ha detto no al matrimonio, è una questione meno urgente “dal punto di vista della crescita del paese”. Richard Florida ci insegna che la crescita dipende da tolleranza, talento e tecnologia. Da economista, docente e ex bocconiana cosa ne pensa?
Continuo a credere che il rinnovamento economico debba andare di pari passo con quello culturale e sociale. E’ difficile pensare ad un paese chiuso, arretrato e repressivo dal punto di vista sociale che possa essere creativo, innovativo e brillante sul fronte economico. Certamente se dovessimo trovarci in una situazione di emergenza in cui dovessi scegliere tra firmare una legge di stabilità finanziaria e una sul matrimonio, prima viene la stabilità finanziaria.
Una legge non escluderebbe l’altra.
Non si escludono. Come non escludiamo di lavorare su tutte le chiusure verso le donne, immigrati, disabili: un paese sano è un paese che include. Monti ha lasciato i suoi candidati liberi su queste materie. In Parlamento si potranno trovare degli accordi trasversali.
In questa campagna elettorale non si parla di discriminazione sul lavoro di gay, lesbiche e trans e di politiche aziendali di inclusione.
Raccogliamo il frutto della scarsa attenzione delle politiche che hanno portato avanti anche la Sinistra e le associazioni sindacali: i diritti collettivi sono stati considerati prioritari rispetto alla tutela della persona. E non vale solo per gli omosessuali, vale anche per le donne: sono due facce della stessa medaglia.
Molto comunque si può e si dovrà fare sia con la normativa sul mondo del lavoro che potrà inasprire pene per comportamenti discriminatori, insieme a promuovere i controlli nelle aziende. Ma conta il livello culturale complessivo: faccio parte di Parks una associazione che fa formazione su questi temi nelle aziende. Non dobbiamo avere reticenze a parlare di diversità a tutti i livelli della vita politica ed economica del paese. Purtroppo troppo spesso le battaglie sui diritti gay sono state trasformate in battaglie ideologiche e questo non ha aiutato.
Cosa intende?
Che spesso i diritti civili sono stati trasformati in bandiere elettorali o in conflitti ideologici in cui ogni parte si trincerava dietro un muro da cui accusava l’“avversario” di essere incivile, chi per un verso, chi per un altro. I temi dei diritti civili hanno finito così per alimentare il conflitto e la propaganda. Parliamo, al contrario, davvero poco di soluzioni concrete. Questi temi vanno deidelogizzati e devono diventare trasversali in tutti gli schieramenti. Non sono bandiere elettorali ma questioni da risolvere agendo su molte leve, non solo con un provvedimenti legislativi, ci sono le scuole, le aziende, i media. E’ necessario affrontare questi temi con più serenità e rispetto per chi non è d’accordo, da entrambe le parti.
Ha partecipato nella giuria ad un concorso di Mister Gay Italia in Versilia. E con i Pride come la mettiamo? Sono considerati altamente ideologizzati
Ero al World Pride di Roma del 2000 era molto simbolico, c’era il Giubileo. Ho trovato una manifestazione colorata, pacifica e serena. Il Pride è uno strumento utile alla comunità gay per farsi conoscere e per esprimere la sua personalità. Non credo sia l’unico strumento da usare, ma proprio su questioni come “pride sì” o “pride no” non deve essere combattuta la battaglia sui diritti.