“Dirò a tutti che sei gay, se non paghi il mio silenzio”. La minaccia, declinata più o meno elegantemente, è stata un incubo per molte generazioni di omosessuali “velati” e non, ma oggi sembra avere perso un bel po’ di mordente. Intendiamoci: la provincia italiana (e non solo) è ancora piena di omosessuali “insospettabili” che coltivano in segreto le loro passioni proibite. Ma sempre più spesso le esigenze di riservatezza finiscono per venirer meno di fronte alla prospettiva di dover mettere mano al protafoglio e sottostare a un ricatto che rischia di trasformarsi in un incubo permanente.
E’ questa l’interessante novità che emerge ad un attento spoglio di quotidiani locali che con una certa frequenza riportano storie “a lieto fine” di omosessuali che denunciano i loro aguzzini alle forze dell’ordine. Meglio un outing forzato, insomma, che centinaia o migliaia di euro sborsati a fondo perduto, come insegna il caso Marrazzo. Il maggior numero di denunce sembra essere un segnale incoraggiante di un cambiamento di prospettiva: essere “sputtanati” come gay vale oggi molto meno di qualche centinaia di euro. Ma quanto vale?
2000 euro, calci e pugni e un’effrazione dell’abitazione per un attempato signore di Crema, che, un anno fa incontrò su di un treno Milano Crema un marocchino 27enne. I due decisero di trascorrere qualche giorno insieme ma alla fine dell’idillio il giovane scatena l’inferno con la richiesta di andare immediatamente in banca insieme a insulti e violenze. Dopo la liberatoria denuncia il marocchino è stato condannato a quattro anni di reclusione.
Dal profondo nord al profondo sud a Maglie, in Puglia, dove la richiesta di 700 euro per non diffondere un video hard gay su internet è bastata all’attore improvvisato del film per la denuncia. I carabinieri hanno arrestato un 27enne e un 22enne che si erano presentati a ritirare la somma, non trovando, a sorpresa, il coraggioso attore.
A Cittadella in provincia di Padova per la richiesta di “soli” 250 euro un 30enne si è rivolto ai Carabinieri denunciando un prostituto che aveva conosciuto su internet e che dopo richieste sempre più esose per rapporti a pagamento pretendeva quella cifra non per fare sesso, ma per non dire nulla ai familiari del giovane. Anche in questo caso la condanna all’aguzzino ha superato i tre anni di reclusione.
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Infine, per molto meno, piccole somme di 5 o 10 euro, è scattata la denuncia ad un diciassettenne che chiedeva soldi ad un quattordicenne per non spifferare a tutta la scuola le sue tendenze omosessuali.
Oggi poi, persino i più velati, come uomini sposati e preti, denunciano. E’ il caso di un imprenditore sposato che vive nei dintorni di Novara che si è visto recapitare sul tergicristallo dell’auto di lusso un’esosa richiesta di 60 mila euro da due marocchini ventenni. Uno dei giovani si era intrattenuto con l’industriale in auto, l’altro intanto scattava, a poca distanza inequivocabili fotografie. Poi la minaccia di spedire il materiale scottante alla moglie e, orrore, a tutto il paese. L’uomo, dopo essersi confidato con amici poliziotti, ha denunciato e i due sono stati arrestati.
Quattro anni di carcere, ancora, si sono meritati due romeni denunciati per l’estorsione di ben 80 mila euro a un focoso sacerdote ottantenne di San Colombano in provincia di Milano al quale erano state scattate foto durante i “momenti intimi” passati assieme ai due.
Ai questi classici della letteratura da estorsione si aggiungono denunce più creative: talmente surreali che solo la volontà della vittima di allontanare il sospetto di omosessualità di fronte ai carabinieri sembrerebbe poterli spiegarle. E’ il caso di un quarantenne di Guidonia, in provincia di Roma, che ha posato nudo in scatti bollenti per il proprio socio d’affari per poi, almeno così ha spiegato alle forze dell’ordine, vendere le fotografie e salvare la società in crisi. Dopo le foto hard l’estorsione del socio in affari: “Faranno il giro di Guidonia, perderai la reputazione”. Da qui la denuncia.
Fantasioso pare ancora un parroco di Piacenza avrebbe donato ben 10 mila euro ad un sardo 28 enne (già condannato per almeno 3 estorsioni sessuali ai danni di religiosi) con il nobile intento di aiutare la famiglia del giovane. Peccato che l’uomo chiederà al don altri 10 mila euro per non diffondere un filmato di cellulare nel quale si vede chiaramente il prete mentre ha un rapporto sessuale con l’uomo. Il sacerdote giura ai carabinieri che il video non esiste, ma gli interrogatori sono top secret. Certo è che 10 mila euro per un video che non esiste sono un bel gruzzoletto.
Comunque, e con i casi denunciati solo quest’anno potremmo continuare a lungo, la tendenza sembra confermata: le estorsioni continuano, soprattutto in provincia, ma almeno in questo settore il delitto paga sempre meno. (pubblicato in “Pride”, n. 126, dicembre 2009, p. 18 con il titolo “Estorsori in crisi”)