Il 6 e 7 giugno si torna alle urne e la musica non è cambiata, anzi: rischia di spegnersi.
Si va a votare per eleggere il nuovo parlamento europeo e per rinnovare la rappresentanza in comuni e province, ma la la soluzione della questione gay infatti non è in nessun caso tra le priorità di Pd e Pdl, che si contenderanno la maggioranza dei consensi e dei seggi. Va megliocon le varie sigle in cui si è frammentata la sinistra, ma è una pallida consolazione considerate le basse percentuali che i pronostici attribuiscono a queste forze. Il popolo glbt, come quello etero, sta a guardare, meno interessato e più disilluso che mai. Tenere alta l’attenzione, in queste circostanze, è un compito decisamente gravoso, ma almeno i candidati glbt e friendly che ci stanno provando sono molto numerosi. E sopratutto per la consultazione europea, con il voto di preferenza potranno misurare effettivamente il loro (e nostro) peso politico attuale. Il test è quindi importante.
Per le Europee nelle file del Pdl non c’è nemmeno l’ombra di un omosessuale visibile e i candidati friendly, se ci sono, se ne stanno ben nascosti. Per parte sua il Pd, candida Ivan Scalfarotto, ex outsider della politica, nel circoscrizione Nord occidentale e Rosario Crocetta, sindaco antimafia di Gela, nelle Isole.
Scalfarotto ha le idee chiare: “Per i gay in Europa c’è ancora tantissimo da fare. E’ necessario disegnare una nuova Europa nella quale l’Italia ci sia a pieno titolo su temi etici e diritti civili”. Al di là degli slogan elettorali l’ambiguità nel rapporto tra diritti gay e Pd resta. “Votarmi significa dare più forza ad una voce laica all’interno del Pd. Io sono per la piena parità, adozione e matrimonio gay incluso”.
Corre con l’Idv, che nel programma elettorale propone una “carta comune dei Paesi membri per le libertà civili, tra le quali le coppie di fatto”, il filosofo Gianni Vattimo, nel nord ovest. Vattimo gioca il jolly del malcontento laico: “l’Unione potrà aiutarci a uscire dal dominio vaticano, spingendo il nostro Paese a legiferare in modo finalmente laico su coppie di fatto, fecondazione assistita, decisioni di fine vita”.
A Sinistra la formazione più gay è Sinistra e Libertà: il leader candidato in tutte le circoscrizioni è Nichi Vendola, che non ha bisogno di presentazioni, e il programma menziona molte delle proposte sul tavolo per la piena parità dei cittadini omosex: “Siamo per un’Europa che riconosca il ruolo decisivo della coscienza individuale nelle grandi questioni etiche, dalla libertà di cura, alle staminali, dalla fecondazione assistita alle unioni di fatto e ai matrimoni gay, siamo contro l’omofobia e transfobia”.
“Le destre”, dichiara Vendola, “hanno gettato il Paese in un baratro di paura cavalcando le fobie. La nostra libertà è coniugata come se fossimo in un paese islamico fondamentalista. Tre sono i nostri obiettivi chiari: unioni civili, testamento biologico e cancellare la paura del diverso”.
E’ in lista con lui Alessandro Zan (nord-est), consigliere comunale a Padova città dove ha ottenuto l’anagrafe delle coppie di fatto: “La mia campagna elettorale ha lo slogan “uno Zapatero italiano in Europa”. L’Europa può stimolaci a legiferare in materia di coppie di fatto, ma anche consentire l’accesso a fondi che potrebbero essere utilizzati per campagne contro l’omofobia”.
Nella pattuglia vendoliana troviamo anche Imma Battaglia, altra colonna storica della militanza gay e presidente di Di’ gay project. Lei ultimamente non ha risparmiato critiche alla sinistra eha molto insistito sull’apertura di un dialogo a destra sui diritti glbt. E anche da candidata ha precisato di non essere antiberlusconiana né tantomeno comunista.
Perché, allora, accettare un posto da capolista nella circoscrizione sud con Sinistra e libertà?
“La mia candidatura – risponde Imma – è il mio volontariato per la causa gay. Spero che Vendola superi il 4%, è da sempre impegnato sulle nostre questioni. Il mio è un impegno civile per un paese civile perché la politica rimetta il centro i diritti civili e perché si possa vivere in una democrazia. Berlusconi, dal 1994, non pronuncia la parola gay e questa destra è molto omofoba”. Sempre con Sinistra e Libertà si candida l’europarlamentare uscente Monica Frassoni, presidente del gruppo Verde a Bruxelles e capolista nella circoscrizione nord ovest. Una candidatura gay-friendly, che si è molto impegnata sul tema dei diritti glbt nelle scorse legislature.
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Fra le altre cose, è stata tra i principali artefici della bocciatura dell’omofobo Buttiglione come commissario europeo per la giustizia, la libertà e la sicurezza.
Rifondazione comunista è gemella diversa di Sinistra e libertà e accenna così ai diritti glbt nel programma elettorale: “l’Unione Europea deve proteggere e promuovere i diritti di coloro che sono discriminati a causa della loro origine etnica, orientamento sessuale e identità di genere”. Patrizia Colosio, femminista e lesbica bresciana è candidata nel nord ovest: “Ho sentito un sacco di gente che non voleva votare, quello che mi spaventa è il 4% vorrei che la mia candidatura ci smuovesse dal torpore. Il nostro programma è realistico: la nostra battaglia è per i diritti della persona, abbiamo volutamente non accentuato singoli punti del programma”. Al sud, sempre in Rifondazione, corre la transessuale, Loredana Rossi, all’anagrafe Amedeo.
Tra i candidati gay visibili alle europee, infine, Sergio Rovasio per la Lista Bonino Pannella in Italia centrale: “Andremo in Europa per continuare il lavoro degli ultimi quindici anni: lotta all’omofobia e discriminazione, con documenti e direttive. Penso anche a promuovere l’intergruppo lgbt al Parlamento Europe che interviene in paesi dove lesbiche e gay sono perseguitatati”.
L’arcobaleno di candidature europee termina qui. L’Udc al primo posto del suo programma propone il sostegno alla famiglia tradizionale insieme alla Lega, unica nel panorama partitico italiano ad usare, con le parole del leader Umberto Bossi, i diritti gay come argomento polemico in campagna elettorale: “Occorre ricostituire in fretta la famiglia tradizionale, intesa come nucleo eterosessuale… Gli omosessuali… non possono spingere per convincere l’Europa a concedere loro in adozione i bambini. Un bimbo ha bisogno di equilibrio per crescere”.
Ma a giugno oltre a 72 euro-parlamentari eleggeremo amministratori locali in almeno 4000 Comuni. La rappresentanza gay in città e province è fondamentale perché porta una ventata di visibilità cittadina e risultati, se non legislativi, almeno sociali e culturali.
A Bologna il Pd ricandida Sergio Lo Giudice, ex presidente di Arcigay e consigliere di lungo corso: “A Bologna c’è un impegno preciso del Pd sulle questioni lgbt, unico partito che si impegna a realizzare le aspettative della comunità essendo in grado di farlo. Altre frange parolaie non avranno la forza per realizzarle”. Nelle liste del Pd c’è anche Nunzio Liso, in lizza per il consiglio provinciale di Barletta Andria Trani.
Bologna, comunque, per queste amministrative è un vero caso elettorale con sette candidati gay in diverse sigle di centro sinistra e sinistra o liste cittadine (Lo Giudice, Bruno Pompa, Katy la Torre, Maurizio Cecconi, Matteo Cavalieri, Luchi Massa e la trans Nicole De Leo). Sono finiti i tempi nei quali il sostegno della militanza locale era garantito ad un solo candidato ma c’è il rischio concreto di sbriciolare le preferenze della comunità gay.
Il giovanissimo Matteo Cavalieri, è candidato in un consiglio di quartiere nel Pd ed è ottimista: “Viviamo il numero elevato di candidature come una dimostrazione che la nostra città è aperta e plurale. Ci sarà dispersione di voti ed è possibile che nessuno sia eletto, ma davvero spero che venga eletto democraticamente il candidato più capace e consapevole”.
Più a sinistra Paolo Hutter, candidato di La Sinistra per Torino al Consiglio provinciale chiede di votare Sinistra e Libertà: “Votare è un dovere morale solo l’Europa garantisce che l’Italia resti del mondo più avanzato. Sinistra e Libertà garantisce una visione moderna, laica e di sinistra”. Anche per le amministrative il partito di Vendola supera tutti gli altri nel numero di candidati con Davide Buzzetti a Grosseto, Matteo Pegoraro a Firenze e Salvatore Savastano a Foligno.
Luciano Bartoli a Cremona esordisce con l’Italia dei valori, Flavio Romani a Ferrara con una lista civica, Andrea Panerini con la Lista Valdo Spini per Firenze e Michele Bellomo finalmente torna alla politica attiva con Rifondazione dopo il successo ottenuto con il Pride di Bari del 2003.
A Urbino per provinciali e comunali una new entry, il più giovane tra i candidati visibili, Valerio Mezzolani, 23 anni indipendente nel partito socialista: “io vivo alla luce del sole e il senso della candidatura è dare visibilità alla questione gay in una cittadina piccola, bisogna ripartire dal basso, e ricordare alle amministrazioni i diritti degli omosessuali”.
A sorpresa, infine, il Pdl candida una transessuale Martina Castellana, in lista alle provinciali di Salerno che dichiara candidamente che vuole “superare le differenze di genere e di orientamento, per garantire libertà a tutti” e, bontà sua, che “il gay pride è una baracconata”. (pubblicato in “Pride”, n. 120, giugno 2009, pp. 9-10 con il titolo “A che santo votarci”)