Lo contatto in una chat di internet e ci diamo appuntamento in un bar. Lo scorgo da lontano e mi riconosce. Si siede al tavolo, ordiniamo due bibite e incomincia a raccontarsi, incalzato dalle mie domande. Ha sedici anni e si è dichiarato alla madre e a qualche amica. Ecco il suo racconto.
Come e quando ti sei reso conto di essere omosessuale?
Molto presto, più o meno a sei anni mentre guardavo un telefilm che mostrava due persone che facevano l’amore: l’unica cosa che mi ricordo è che vidi un torso maschile e mi piacque molto.
Come hai vissuto la scoperta della tua identità?
Come la si può vivere in una famiglia cattolica, chiedendomi perché fossi così, dicendomi che sarebbe stata una fase passeggera e pensando che fosse una prova a cui mi sottoponeva Dio. Com’ero scemo!
Verso i tredici anni mi sono deciso a smettere di soffrire, non ce la facevo più. Ho pensato di avere due possibilità: o soffrire cercando di cambiare, ben sapendo che la cosa sarebbe stata impossibile (era da parecchi anni che speravo che da grande sarei cambiato..), o accettarmi e stare bene. Ho scelto la seconda possibilità.
Ne hai parlato con qualcuno?
A otto anni mi ricordo, e mia madre ricorda, che le chiesi cos’erano gli omosessuali e lei mi rispose che erano uomini che amavano altri uomini e che alcuni erano così per la loro natura ma che altri erano malati e quindi da compatire. Poi le chiesi se sarebbe cambiato qualcosa se io fossi stato omosessuale e lei mi disse di no, che non sarebbe cambiato nulla e poi tacque. Mi ricordo che speravo mi chiedesse il perché di quella domanda per dirle la verità, ma non lo fece e non la biasimo: ora so che aveva molta paura.
Solitamente l’omosessuale giovane si sente solo e unico: hai provato le stesse sensazioni?
Sì, finché non ho avuto internet. Gli unici esempi che avevo erano quelli di una persona che si era bruciata in San Pietro e dei malati di Aids di cui sentivo parlare.
Per cui nessuna immagine positiva di omosessuale?
No, pensavo che gli unici gay esistenti fossero quarantenni in cerca di ragazzini etero da sedurre o stuprare e temevo di dover diventare per forza così. Alla TV e sui giornali non esistevano gay, figuriamoci gay felici! Se penso a quelli che adesso la pensano come me allora è terribile, cazzo! (sbuffa N.d.R.).
Con Internet è cambiato il panorama. Come?
Beh inizialmente ho trovato un sacco di immagini porno (sorride).
Siti di informazioni per giovani?
Non ne trovai quando mi sarebbero serviti. Ne ho trovati solo ora.
Hai poi conosciuto qualcuno?
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Ho stretto amicizia con poche persone perché la maggior parte cercava sesso. Le prime volte, quando avevo 15 anni, certi non mi rispondevano perché dicevano che ero troppo giovane e che avevano paura dei carabinieri. Poi ho conosciuto un ragazzo della mia città, più grande di me, che mi ha mostrato il vero mondo gay ed è diventato il mio moroso. Siamo insieme da dieci mesi. Mi ha fatto vivere la cosa con una normalità che desideravo da 16 anni e la cosa è stata fantastica, mi sono sentito orgoglioso di essere gay e di non essere un etero razzista come invece sono tanti nel paesino in cui vivo.
Tu hai fatto il coming out?
Qualche mese fa ne ho parlato a mia madre. La reazione è stata quella tipica di una madre che scopre che il proprio figlio è frocio, credo. Lei ha voluto conoscere il mio fidanzato. Tremavano entrambi quando si sono incontrati. Ora mi lascia uscire con lui e intanto cerca una ragione. Spero la trovi in fretta perché ogni tanto va in “para”.
Cosa è cambiato?
Ho cominciato ad essere sincero e ho un’alleata in casa. Pensa che ha conosciuto anche la suocera e si sono piaciute!
Che speranze hai rispetto al futuro?
Spero di vivere la mia condizione nella normalità. Spero di fare il coming out con tutti e voglio vivere con la persona che amo. Avrei voglia di aiutare anche gli altri gay: so che ce ne sono molti che soffrono perché non hanno fatto i passi che ho fatto io o perché ancora non sanno nulla.
Conosci il movimento gay italiano?
Tramite il mio ragazzo ma so poco di quello che dovrebbe fare. So solo che l’Arcigay dovrebbe fare campagne per i giovani gay, ma non ho mai visto nulla in giro e credo che mi avrebbe fatto piacere sapere prima di questo organismo. Da noi non ho mai visto una pubblicità frocia. So che c’è l’Arcigay nella mia città e che ha un numero di telefono.
Che omosessuale hai adottato come guru?
Leonardo da Vinci è il mio idolo omo. Alle medie ho scoperto che aveva subito un processo per sodomia. Non sapevo cosa significasse l’ho cercato sul vocabolario. Ora lo so.
Fai sesso? Hai fantasie erotiche?
(Mi guarda imbarazzato, mi risponde a bruciapelo) Sì. Un uomo abbastanza muscoloso con il pizzetto e simpatico: il mio moroso!
Usi le precauzioni?
Sì. No perché il mio moroso ha fatto gli esami.
A scuola avete parlato di educazione sessuale?
No, il nulla più profondo; però forse mi è andata bene, una educazione stereotipata non sarebbe servita a nulla, anzi…
Sei mai stato discriminato?
No, non ancora. Credo perché non sono effeminato e quasi nessuno sa che sono gay. Più che altro mi aspetto di essere discriminato, in futuro, quando lo dirò; però… ora sono felice, ho un ragazzo e mi sento finalmente normale! So che mi farà male quando mi discriminerà un amico o un conoscente ma questo pensiero mi ha fatto vivere nell’angoscia per 13/14 anni e non mi voglio rovinare la vita per una persona ignorante. (pubblicato in “Babilonia”, marzo 2000 nell’inchiesta Come è facile avere 18 anni)