Padova Pride 2002, la cronaca

L’atteso Gay Pride Nazionale a Padova è partito alle sedici in punto dell’8 giugno scorso e una marea arcobaleno ha sommerso la città polverizzando le aspettative degli organizzatori dell’evento. Si è andati ben oltre le 10.000 presenze attese. I manifestanti erano almeno 20.000 se non di più.

L’atteso Gay Pride Nazionale a Padova è partito alle sedici in punto dell’8 giugno scorso e una marea arcobaleno ha sommerso la città polverizzando le aspettative degli organizzatori dell’evento. Si è andati ben oltre le 10.000 presenze attese.

Ore sedici il Gay Pride Nazionale parte da Via degli Scrovegni, luogo deputato all’accentramento del corteo. Nei giorni scorsi già qualcuno cantava vittoria. Una città chiusa e bigotta come Padova grazie ad un gruppo coeso di integerrimi militanti era riuscita ad organizzare una marcia gay affrontando un anno di intralci e polemiche che parevano insormontabili. Tra i contrari al Pride i cattolici perché la manifestazione coincideva con la settimana di festeggiamenti per Sant’Antonio, il sindaco della città Giustina Destro, di nome e di fatto, che ha avversato la manifestazione senza offrire il patrocinio del Comune, i gruppi di gay antagonisti che contestavano l’organizzazione e Alleanza Nazionale che aveva annunciato una raccolta firme per vietare la parata e così via.

La tensione negli ultimi giorni era addirittura alle stelle con Forza Nuova, un gruppo che non ha mai nascosto marcate sfumature naziste, alla ribalta delle cronache per aver organizzato una contro-manifestazione in pieno centro con il benestare Rodolfo Poli questore della città.

Per stemperare il clima i portavoce di Padova Pride durante la conferenza stampa della mattinata avevano ribadito veementemente che il Pride è sempre stato pacifico e anche a Padova lo sarebbe stato. Ma come fugare i timori quando oltre a Forza Nuova era intervenuto il leader dei centri sociali nordestini,  Luca Casarini, che da estrema sinistra aveva dichiarato pacificamente: “Non sarà una giornata tranquilla. Autorizzando la manifestazione di Forza Nuova nel giorno del Padova Pride, la questura rischia di provocare scontri in città: ma ci saremo anche noi, vogliamo rovinare il palcoscenico ai neonazisti”.

Via degli Scrovegni e la comunità gay visibile presente hanno dimostrato di essere lontani anni luce dalle strumentalizzazioni di destra e sinistra estreme e già alle quindici e trenta  il colpo d’occhio non faceva più cantare vittoria. Quella folla era un miracolo. Che Sant’Antonio non abbia interceduto presso divinità superiori?

Davanti agli occhi si presentava ‘un’alta’ marea multicolore, mischiata a poliziotti, da urlo, in assetto da sommossa. Era un arcobaleno festante di normalità fatto da centinaia di teste, di uomini, di donne, di trans, chi vestito, chi a torso nudo, e ancora chi travestito tutti ad attendere il via ufficiale.

Al rombo di una moto di grossa cilindrata incomincia ad alzarsi la musica dance dal carro di testa ricoperto da un tripudio di palloncini. Pronti via finalmente.

Miss Pomponia, un travestito, troneggia dal carro e incomincia a danzare (?) con Mister Gay Italia 2002 e il serpentone si muove diretto verso via della Pace e circondata da due ali ‘non interrotte’ di folla. Il corteo in movimento è accompagnato ai lati da una miriade inaspettata di padovani, e non, simpatizzanti ed incuriositi tutti a vedere i “froci” almeno una volta vicini. Già si grida all’evento. La loro vista non poteva che essere appagata con i numerosi striscioni di gruppi gay venuti da tutta Italia nessuno assente. Oggi la militanza è scesa in piazza unita mostrando tutta la sua forza. Spalla a spalla, dimentichi di polemiche decennali, marciano il Mario Mieli di Roma con Arcigay e Arcigay con Gay Lib e ancora militanti e non, palestrati e mingherlini, fashion gay o incravattati o sportivi in un miscuglio di generi GBLTE dove E sta per eterosessuali. Anche la rappresentanza politica, in testa al corteo, è nutrita con i parlamentari Niki Vendola deputato di Rifondazione Comunista accompagnato da Franco Grillini dei DS, il presidente dei radicali Daniele Capezzone, i vertici dell’Arcigay, l’eurodeputato del Comitato radicali trasversali Marco Coppato e ancora il presidente dei deputati Ds alla Camera, il padovano Piero Ruzzante. Lungo il corteo non manca un numeroso gruppo della CGL, una folta rappresentanza di Rifondazione e, in coda, in centri sociali.

Ad un tripudio di slogan come “Orgoglio Gay, fiero di essere quel che sei” e “Destro dove sei oggi Padova è tutta gay” si aggiungono gli applausi, i fischi e gli slogan stampigliati sulle magliette come il “Saranno favolose” di un gruppo di ragazzi che fa il verso alla nota trasmissione di Mediaset o il semprepride “Frocio chi legge”  e il riuscitissimo “Libertè Egualité, fraternité Omosexualitè” che indossa un ragazzo tra i tanti. Non mancano slogan più politici con Grillini in giacca e T-Shirt con la scritta “A quando?” con una grossa impronta digitale accompagnato dal cartello “L’omosessualità logora chi non ce l’ha”. Non mancano nemmeno gli striscioni come “Senza diritti non c’è libertà” o “Siamo tutti diversi” e così via.

Dopo pochi metri purtroppo primo intoppo: la musica dal carro cessa. In un silenzio colorato e nemmeno lontanamente volgare continua la marcia ma qualche malumore inizia a serpeggiare. “Insomma dove ci fanno marciare?” dice un ragazzino lampadato riferendosi al percorso iniziale evidentemente in una zona periferica di Padova lungo la ferrovia. Altri lamentano la mancanza di musica. E’ chiaro che sono qui per far festa. Sale sul carro Imma Battaglia ma il suo tentativo di animare il silenzio con slogan e battimani non pare troppo riuscito. Il cielo plumbeo lascia intravedere uno sprazzo di sole e raggiungiamo Corso del popolo e Corso Garibaldi finalmente in pieno centro. Il corteo si rianima, si incomincia  a ballare, le casse, a basso volume purtroppo, riprendono a funzionare e la gente canta, applaude, fotografa, grida e ‘svolazza’ mostrando il proprio volto mentre la folla ai lati attenta non perde un colore, non perde una battuta  e gioca.

Memorabile un travestito alto due metri, con i tacchi, che esce dal corteo e bacia il lui di una coppia etero mano nella mano. Subito dopo bacia anche lei. “E’ la par condicio no?”. Non male nemmeno il siparietto di un gruppetto di etero al di fuori del corteo da cui due ragazzi notevoli, si legga “ma che boooni”, si staccano per entrare nel serpentone dove si prendono per mano mentre il gruppetto d’origine grida loro “Froci!”. Omofobia? Macchè nel Pride si gioca anche all’omosessualità. E intanto cammina cammina si parla con la folla, ci si racconta fra gay si accennano passi di danza e qualcuno, pochi per la verità, si bacia e abbraccia finalmente per strada attingendo da un coraggio che ancora oggi solo il Pride riesce ad offrire. Che dire poi di un bacio scambiato da due gay su invito della folla etero che come ad un matrimonio grida “Bacio, Bacio?”. E ancora, mi fanno notare mentre prendo appunti, due carabinieri con ciglia rifatte. Nessun commento maliziosi!

Tra le curiosità di spessore una ragazza lesbica che spiega con estrema semplicità ed efficacia ad una vecchietta, in mise “rosa pugno in un occhio”, contraria alla manifestazione perché i gay si devono mostrare e gli applausi che la folla simpatizzante rivolgeva al passaggio del gruppo dei genitori degli omosessuali, e ancora gli assalti etero alle Trans al grido di “Che booona”, e gli spettatori attenti dai balconi e alle finestre.

Padova regge bene all’urto e mentre continua la marcia volti noti, amici di vecchia data e moltissimi sconosciuti, “E’ la mia prima volta” dicono, manifestano per essere più liberi. Ad ascoltarli si comprende che sono coscientemente qui perché pretendono diritti loro negati. E’ ora di finirla con la discriminazione, mi dicono in tanti, e non nascondono di essere a Padova anche perché il Pride è una splendida festa. Non mancano frotte di ragazzini etero “vicini” alla causa gay e coppie con bambini. Dov’è la volgarità che avrebbe dovuto sfilare?

Mentre camminiamo lungo Via Risorgimento ci incominciamo a chiedere quanti saremo ma nessuno sa dirlo. Da uno scorcio che dà su una via da cui sono passato in corteo da almeno mezz’ora sembra vedersi la coda della manifestazione con il camion dei Centri sociali. Mi sbaglio oltre il mezzo c’è una folla che sembra non avere fine. Tutta Padova è qui e gli eco delle contromanifestazioni, diranno poi i telegiornali che saranno andate più o meno deserte, nemmeno ci sfiorano in un corteo che ha da insegnare quanto a tranquillità.

Dopo quasi due ore di cammino giungiamo a Piazza Insurrezione dove si chiude la manifestazione e dove finalmente possiamo godere di buona musica, la grande assente per la testa del corteo mentre in coda i centri sociali offrivano la possibilità di danzare, da due enormi casse. E’ un tripudio. I volti stanchi si mescolano, mentre omo o etero o lesbo o bisex o trans, fidanzati o meno, si abbracciano stanchi. Qualcuno trova ancora energie residue per ballare. Rimane il tempo per i discorsi di rito. Il Coordinamento dei gruppi gay del Nordest ha scelto di non far parlare nessun politico ma di lasciare spazio alle storie di vita. Dal palco parla per primo Alessandro Zan, eroico organizzatore dell’evento, e grida con voce roca: “Oggi dimostriamo con i numeri che la società sta dalla nostra parte e dalla parte dei diritti: non certo da quella dell’odio e della discriminazione”. Dopo il suo altri interventi che propongono storie GBLT mentre la piazza si svuota lentamente. Un Pride normale, sereno e cosciente ha sfilato a Padova ma rimane agli organizzatori lo spazio per una sorpresa.

Alla festa notturna, organizzata per l’evento, i partecipanti sono stati almeno 6000 e pensare che dieci anni fa seimila gay non scendevano nemmeno in piazza…

Dopo Padova e con l’esperienza degli ultimi Pride possiamo senza dubbio dire che qualcosa è cambiato. Sono finiti i Pride militanti duri e puri. Una festa dell’orgoglio l’ha sotituita e lo dimostra la carenza di slogan e la voglia di musica e colore. Tutto questo per farci conoscere semplicemente per quel che siamo.

Padova ha mostrato che il movimento gay ha i numeri per fare politica e che anche le piccole città chiuse e bigotte, con la volontà, possono organizzare un Pride. Padova ha mostrato che coloro che hanno pulpiti politici o altari e usano parole omofobe si rivolgono ad un contesto sociale molto più vicino ai gay di quanto ci si potesse aspettare. Da ultimo e non meno importante il Pride è stata una lezione di pacifismo per gli estremisti rossi e neri che avrebbero voluto attaccarsi al carro, paillette, dei vincitori gay per acquisire consensi.

E se questo vale in generala cosa cambia per Padova?

E’ stata una lezione di buona educazione e la normalità mostrata non sarà dimenticata facilmente dai padovani. In più la sindachessa fino a ieri omofoba ha dichiarato che aprirà un tavolo di lavoro sui ‘problemi’ degli omosessuali. Della serie chi la dura…

 

Perché sono qui?

di S.B.

Munito di microfono chiedo ad alcuni manifestanti e non scelti a caso tra la folla i motivi della loro presenza al corteo. Incominciando dagli omosessuali ecco le loro risposte.

Un militante di Arcigay Brescia, Nicola, è perentorio “E’ fondamentale esserci abbiamo diritto ai nostri diritti”. Gli fa eco un siciliano che vive a Bologna: “bisognava esserci per forza!”.

Rimango sbigottito l’adesione è convinta e totale. La coscienza di essere gay e di essere al Pride per rivendicare i propri diritti è la più evidente tra le motivazioni a manifestare. Sentite Dino un padovano di trentadue anni: “Ho partecipato all’organizzazione dell’evento. Non voglio più vergognarmi di me. Ho pensato a lungo se avrei dovuto espormi o meno qui proprio nella mia città. Dovevo farlo! Domani Padova sarà una città diversa”. Un suo concittadino, Nicola di ventinove anni, dichiara: “Sono qui perché sono gay e perché finalmente nella mia città c’è una manifestazione così. Mi ha colpito che moltissimi eterosessuali abbiano dato manforte a questa iniziativa. Vedere i padovani in una realtà come questa mi rende orgoglioso della mia città”.  Una coppia di giovanissimi, hanno 22 e 23 anni, Mauro e Lorenz di Trento aggiungono: “Siamo qui per divertirci è una bella festa. Ci mettiamo in mostra perché la gente deve vedere che ci siamo e capire che non è possibile ignorarci. Il Pride può anche servire per rivendicare i diritti che ci negano”. Anche un giovane del sud, Giovanni da Trapani, la pensa come Mauro e Lorenz: “Manifesto per i diritti dei gay. Per i miei diritti. E’ il mio primo Pride e i miei non sanno che sono qui. E’ importante che la gente si faccia sentire che il nostro messaggio passi. Possiamo mettere finalmente in discussione il pregiudizio. Il messaggio da solo non basta ma esserci è il primo scalino da superare”.

Registro moltissime dichiarazioni di questo tenore la richiesta di diritti va di pari passo con la volontà di trascorrere un pomeriggio di divertimento. Non chiedo agli intervistati quali diritti rivendicano nei loro occhi è palese che prima di tutto pretendono il diritto di potersi esprimere semplicemente per quello che sono. Non mancano i gay che si negano al mio microfono perché timidi o le dichiarazioni curiose come quella di un lombardo qui presente perché, mi dice, è pazzo o di un milanese intimidito che afferma: sono a Padova “Perché sono un po’ finocchietto!” e ancora di Tanja di Bologna, un uomo truccato con un collier di perle e un maglioncino rosa “Sono qui perché le ho fatte tutte queste manifestazioni” ed è vestito così perché, e conclude con voce maschile: “sono femmina”.

Anche le ragazze lesbiche sono in sintonia con gli omosessuali. Lisa una 24 enne di Brescia dice: “Il Pride è una bella festa ed è molto tranquilla Voglio vedere poi nei TG cosa faranno vedere. Di solito fanno vedere le cose più strane”. La ragazza che Lisa tiene per mano aggiunge: “Sono qui per difendere i diritti di chi si merita di avere dei diritti”. Marinella una ragazza di Bologna che lavora al Cassero e che ha tra le mani una bandiera di Arcigay continua: “Sono qui un po’ per dovere e molto per piacere. La gente si deve rendere conto che c’è tanta gente diversa e che siamo in verità tutti uguali”.

Provo a porre la mia domanda ad una trans Brasiliana rivestita di piume colorate, truccatissima e avvolta nella bandiera del suo paese: “Sono qui perché faccio parte di questo mondo. E’ una manifestazione più che giusta. Tutti hanno il diritto di vivere e fare quello che vogliono”. Il suo abbigliamento è volutamente vistoso: “Sono brasiliano e il colore e l’allegria fanno parte del mio paese”.

E da ultimo, ma non per importanza, ecco quello che mi dicono gli eterosessuali presenti.

Due ragazze tra il pubblico della manifestazione dichiarano: “Ognuno è libero di fare quello che crede” ma non marciano con i gay perché sono di fretta.Solo una vecchiette, sempre fra il pubblico, sembra essere scocciata: “Perché dovete imporvi siete persone serie o meno. Che senso ha che veniate in piazza”. Una sedicenne eterosessuale che incrocio poco dopo le risponderebbe: “Sono in piazza perché sì. La manifestazione è bella!”.

Poi giro la mia domanda ad una coppia etero in bicicletta con due bimbi sui seggiolini che tengono fra le mani girandole Pride: “Siamo qui perché abbiamo amici gay. Siamo vicini alle richieste che fanno gli omosessuali” dicono. Chiara e Luca di Udine aggiungono: “Il Pride è bello e divertente e in più gli omosessuali chiedono cose giuste”. Si avvicina un loro amico etero a cui chiedo perché ha il rossetto e le guance imbellettate e non si è fatto la barba. Ecco la sua risposta: “Così per far qualcosa di divertente”. Non sarà un vorrei ma non posso? Questo decido di non chiederglielo…

La parola poi a Valeria, una sedicenne di Padova: “Siamo qui semplicemente per aiutarvi”. “Semplicemente?” mi viene da pensare. Per concludere tre sue coetanee Claudia, Giulia e Francesca di Padova che più o meno in coro dicono: “Siamo qui perché siamo convinte che la libertà sia di tutti non solo degli eterosessuali”. Ma cosa penseranno i vostri amici padovani del fatto che siete ad una parata di gay chiedo. Spengo il microfono al loro: “Sono tutti qui i nostri amici. Conosciamo la gente giusta!”. Chiaro no?

 

 

Hanno detto [BOX]

 

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Omofobi

 

“Froci di merda”.

Scritta di ignoti apparsa sulla serranda del Circolo Arcigay Tralaltro di Padova.

 

“Difendi tuo figlio, salvaguarda la tua famiglia, domani potrebbe essere tropo tardi: fermiamo l’omosessualità imposta come moda, ogni forma di perversione e la piaga della pedofilia”.

Documento la contro-manifestazione di Forza Nuova.

 

“Difenderemo il Santo con i nostri corpi”.

Forza Nuova.

 

“Non siamo contro il Gay Pride e la sfilata, siamo contro la cultura omosessuale che per noi è una sottocultura e tale deve rimanere. Non li criminalizziamo, ma non può essere normalità”.

Paolo Caratossidis portavoce di Forza Nuova.

 

“Siamo turbati dall’eventualità di manifestazioni offensive nei confronti della fede e della comunità cristiana”.

I frati francescani della Basilica antoniana.

 

“La destra si erigerà a baluardo dei valori familiari in pericolo e dei diritti calpestati della maggioranza eterosessuale”.

Gabriele Zanon leader padovano di Alleanza Nazionale

 

Freindly

 

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti, recita l’art.1 della Dichiarazione universale dei diritti umani, ma spesso persino chi concorda con questa affermazione, ritiene che essa non si applichi a lesbiche, gay, bisessuali e transessuali”.

Amnesty International in merito alle polemiche contro il Padova Pride 2002.

 

“L’ omosessualità logora che non  ce l’ ha”.

Slogan dell’ on. Franco Grillini dei Ds per il Padova Pride.

 

“Ancora una volta lo spirito di guerra è stato sconfitto dalla festa e Padova che segna un punto molto positivo per il dialogo aperto con le associazioni di omosessuali dalla Chiesa cattolica”.

Niki Vendola onorevole di Rc.

 

“Orgoglio gay, fiero di essere quel che sei!”

I manifestanti al Padova Pride.

 

“Libertà in movimento”

Slogan di Padova Pride 2002.

 

“Siamo tutti diversi”.

Dal cartellone di una militante. (pubblicato in Babilonia luglio-agosto 2002)

Stefano Bolognini ⋅

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