Paolo Poli in ‘Jacques il fatalista’

Paolo Poli in ‘Jacques il fatalista’ ispirato a Denis Diderot. Sesso e anticlericalismo, tra voluttà e intrigo, prelati libertini ma apparentemente virtuosi, osti consenzienti e nobili in rovina.

Potrebbe arrivare anche nella vostra città, o almeno, passare nelle vicinanze, e non potete perderlo. Da Brescia se ne è appena andato inaugurando la Stagione di Prosa del CTB, Teatro Stabile di Brescia, dopo cinque applauditissimi appuntamenti con il tutto esaurito al Teatro Sociale e se ne sente già la mancanza. A giorni, l’infaticabile settantenne, sarà a Viareggio, poi Roma e poi altrove con le sue frizzanti, ironiche ed eteree apparizioni. Chi è?

Un attore di teatro? Fuochino. Balla e canta? Ancora fuochino. Si traveste? Fuoco. Si traveste sempre e volentieri una volta, addirittura, era sul palco vestito da suora e le forze dell’ordine gli sequestrarono il teatro per vilipendio alla religione! E’ Platinette? Acqua. Sto parlando di un genio. Racconta fiabe per bambini? Fuoco. Racconta fiabe per bambini ma in teatro non risparmia alcuna allusione sessuale e il suo falsetto è proverbiale. E’ gay? ‘Fuocone’. E’ gay e non l’ha mai nascosto nemmeno negli anni quaranta! Allora è Paolo Poli l’enfant terrible del teatro Italiano che da decenni calca le scene, travestito o meno, ispirato e irriverente interprete di innumerevoli commedie scritte e interpretate da lui ispirandosi a testi antichi.

Il suo nuovo imperdibile spettacolo, Jacques il fatalista, è ispirato dal filosofo francese illuminista Denis Diderot e racconta un viaggio nel ‘700 nel quale un servitore Jaques, Paolo Poli, e il suo nobile padrone vagano per l’Europa raccontandosi episodi di vita, avventure e disavventure amorose.

I racconti diventano una riflessione disincantata sulla realtà che è affidata al caso.

C’è spazio nella messa in scena per la galanterie di dame, interpretate in rapidissimi cambi di scena ed abito magistralmente da Poli, che si abbandonano alla voluttà e all’intrigo, per prelati libertini ma apparentemente virtuosi, osti consenzienti, nobili in rovina, ladri impuniti, prostitute virginee e ancora donzelle pronte a tutto. E’ una lezione di laicità ed uno spaccato realistico, ma proposto in chiave comica e provocatoria, di un epoca di cui abbiamo bisogno, come dichiara Poli al Giornale di Brescia: “E’ un secolo [il settecento, ndr.] di magnifiche sorti e progressive ricco di quella disinvoltura mentale che oggi si usa solo per menzogne e furberie”. Ancora, lo spettacolo, come ogni spettacolo di Poli è ricco di danze, balli e canti in una sorta di teatro ‘canzonetta’ nel quale il testo originale è stravolto e prende nuova vita con battute di spirito a non finire.

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Un giornale locale, sempre di Brescia, ha definito l’opera di Poli volgare, ma sesso e anticlericalismo sono il gioco preferito dall’autore che non scende mai nella volgarità ma che con ambigua malizia non si risparmia anche le battute più audaci. Avrà infastidito il critico quel: “Se Gesù fosse stato impalato dove avrebbero le stigmate i Santi?” oppure il languido e civettuolo strusciare di un uomo travestito da Marchesa che pensa più al denaro che alla propria anima? Non lo sappiamo, sappiamo che Poli è tra gli interpreti più celebri del teatro italiano di oggi e che si è ricavato una nicchia nella quale sul palco può proporsi per quello che è.

Poli non ha mai nascosto la sua omosessualità e, si sa, in Italia la fama unita ad intelligenza e omosessualità sono scomode. Lui imperterrito calca le scene e nulla nasconde.

Nel marzo 1999 raccontava a Mario Cervio Gualersi di Babilonia i suoi amori: “Nelle cose del sesso mi viene da ridere, perchè non sono mai stato romantico. Durante un viaggio di nozze a Siena con un ragazzo nero… lo svegliai all’alba per portarlo a vedere la Maestà di Duccio di Boninsegna. L’amore passa e l’arte rimane. Sapevo infatti che presto se ne sarebbe andato…” e ancora “un calciatore di 25 anni, un vigile del fuoco di Cremona che mi presentò in caserma ai suoi superiori e un cameriere di Catanzaro. Era San Nicola, in una primavera fredda. Il padrone dell’albergo si chiamava Nicola ed è andato a letto col mio primo attore. Al Sud eravamo considerati delle “malizie”… a me è toccato il primo cameriere aitante e biondo”.

Anche in amore come in teatro tutto per Poli è gioco, fiaba e caso va guardato con ironia.

L’attore mi dichiara che sale sul palco e si traveste a settant’anni suonati perchè ama la libertà e l’applauso. Le sue lezioni, la sua forza, il suo coraggio e la sua ricerca di essere vero lo meritano.

Sipario. Applausi. (Pubblicato in “Gay.it”, 20 novembre 2002)

Stefano Bolognini ⋅

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