Padova Pride 2002, non tutti la pensano allo stesso modo

Il Gay Pride Padova 2002 sta diventando un «caso» anche all’interno del mondo delle associazioni omosessuali”.

Così il 13 febbraio scorso “Il mattino di Padova”, quotidiano della città che ospiterà il Gay Pride nazionale il prossimo 8 giugno, ventilava polemiche e spaccature tra gruppi gay e l’ente promotore dell’evento, il Coordinamento gay del Nordest, in un articolo dedicato alla manifestazione.

Già nel numero scorso di Babilonia il portavoce il portavoce del Coordinamento, Alessandro Zan, dichiarava: “hanno osteggiato questo Pride nel triveneto quattro circoli il Pink di Verona, il circolo lesbico Drastica…mente, il circolo gay e lesbico Dedalo di Venezia, e il Glo di Padova”. Tutti questi gruppi non fanno parte del Coordinamento e non partecipano all’organizzazione dell’evento.

Chiediamo ad Elisabetta Torresin, presidentessa del Drastica…mente, lumi. Ecco le ragioni della presunta spaccatura: “Padova Pride nasce nel luglio scorso a seguito di una tre giorni di musica, dibattiti e spettacolo al Centro Sociale Pedro a Padova. L’iniziativa intendeva aprire un dibattito tra gruppi del Veneto per iniziare un percorso politico nuovo. Il mio gruppo aveva delle diffidenze nei confronti del Tral’altro [Arcigay di Padova tra i più attivi gruppi di militanti del Coordinamento] e la tre giorni avrebbe potuto essere utile a riprendere il dialogo e cercare di sviluppare iniziative per diventare un soggetto credibile e forte politicamente e anche per discutere con le istituzioni.

Qualche giorno dopo veniamo a scoprire che già da un paio di mesi il Tral’altro aveva delle riunioni con alcuni circoli del Nordest per discutere di un eventuale Pride a Padova. Nella tre giorni di prima questa loro idea non è mai stata espressa. Poi ci è giunta una mail che diceva più o meno così: ‘Noi facciamo un Pride’. Siamo cadute dalle nuvole e poi ci siamo incazzate.

Mentre il tentativo era riprendere i rapporti con il Tral’altro questo loro gesto ha segnato definitivamente un distacco e non aderiamo all’organizzazione perché è importante entrare in una organizzazione e fidarsi delle persone con cui si ha a che fare…Quando si decide un Pride non si passa sopra alle associazioni che esistono sul territorio. Se decidi di fare un Pride non è importante che noi si dia l’ok per la manifestazione, ma ritenevamo onesto farcelo sapere in termini che non sono stati rispettati. Bisognava parlare chiaramente ed onestamente delle intenzioni e non proporre questa cosa sotto forma di ‘Aderisci o non aderisci?’. Noi non siamo un circolo che deve aderire. Se mai dovevano dirci: ‘Lo facciamo insieme?’”.

Abbiamo contattato anche il presidente del Glo Padova, Claudio Lo Bosco, che è sulla stessa linea d’onda della Torresin: “Il Coordinamento Gruppi del Nord Est più che cercare di unire i gruppi del Nordest li ha divisi escludendone alcuni con cui noi lavoriamo spesso. Per questo non ci siamo uniti al coordinamento”.

Ascoltiamo anche le dichiarazioni del presidente di Arcigay Dedalo di Venezia, Fabio Bozzato il cui gruppo è fra i quattro che non organizzano la marcia: “Noi non facciamo parte del gruppo degli organizzatori perché questo Pride è nato male e il gruppo di Padova che lo sta promovendo ha preferito la scorciatoia di organizzarsi insieme ai gruppi più allineati Arcigay e ha lasciato fuori i gruppi poco allineati e diversi, penso al Pink e al Drastica…mente, che sono realtà importanti con storie diverse da Arcigay. Si è preferita la strada più breve e non quella più impervia di parlare tra diversi [?].
Il Coordinamento è nato a settembre o ottobre e la cosa era già stata annunciata ed erano state fatte le conferenze stampa, i loghi, il manifesto politico ed era tutto organizzato. C’è stata una scelta di fondo degli organizzatori. Il percorso che si poteva fare era molto più arricchente”.

Infine lasciamo la parola anche Alessandro Zardini, presidente del circolo di iniziativa gay Pink di Verona, il cui gruppo, come gli altri, non organizza la manifestazione: “Non ci è piaciuto il metodo che hanno usato per sceglier le segreterie e abbiamo ricevuto l’avviso che si sarebbero organizzati quando era già tutto pronto. Abbiamo quindi deciso di rimanere fuori dal comitato promotore. Il Coordinamento Gay del Nord-Est non è reale perché non ne fanno parte tutti i gruppi del Nord Est”.

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Da tutte queste dichiarazioni evidentemente emerge un errore di procedura, o presunto tale, del Coordinamento Gay del Nord Est che avrebbe incominciato ad organizzare la manifestazione prima di chiedere l’adesione a tutti i gruppi del Nordest.

Le dichiarazioni raccolte però ci paiono contraddittorie perché tutti i presidenti hanno voluto sottolineato con forza che una cosa è non partecipare all’organizzazione della manifestazione una cosa è non partecipare alla manifestazione.
La Torresin ha detto: “Alla fine noi ci andiamo a questo Pride non è che non andiamo. Non lo organizziamo dovevamo partire [incominciare, ndr.] tutti insieme”. Zardini ha aggiunto: “Non siamo tra i promotori ma la chiacchiera che è girata sul fatto che non parteciperemo alla manifestazione o che la boicottiamo è assolutamente falsa”. Bozzato ha ribadito: “Parteciperemo ovviamente al Pride a Giugno in tanti e visibili” mentre Lo Bosco ha concluso: “Certamente parteciperemo alla manifestazione anche contro la destra padovana.”

Oltre all’errore procedurale qualche critica da muovere agli organizzatori del’evento questi quattro rappresentanti ce l’hanno.

La presidentessa del Drastica..mente alle strette cerca di farmi credere che Padova sia una città friendly: “Personalmente credo che Padova in fondo non abbia tutti sti gravi problemi per i gay e lo dimostra il fatto che esistano migliaia di locali gay e ne aprono in continuazione e la città, anche se modestamente ipocrita e piccolo borghese, ha semplicemente le problematiche di una cittadina con una amministrazione di destra con quest’aria poco friendly. Per farti un esempio al nostro gruppo non è mai passato per la mente di fare un Pride qui”.

Fabio Bozzato lamenta la carenza di risposte che abbiamo sull’utilità della manifestazione: “Le domande del nostro circolo al Coordinamento sono: Quale percorso vuole fare questo movimento? Quali forme pratiche di movimento vuole dotarsi? Vuole aprire un conflitto culturale e sociale in questo paese? Servono Pride fatti così? Queste domande andavano fatte prima di incominciare ad organizzarlo. Un Pride costruito così non credo serva al movimento. Se è un Pride nazionale deve avere respiro e taglio nazionale e si deve aprire un confronto con tutte le realtà nazionali gay lesbiche e trans. Se è un Pride del Nordest lo stesso discorso. Non serve a nessuno costruire dei Pride occupando per primi una piazza e poi cercare dei contenuti alla manifestazione ribattendo alle dichiarazioni grottesche e ‘fascistoidi’ di un piccolo assessore di provincia [vedi box]. Va bene aprire questa battaglia contro questa gentaglia ma non è sufficiente per dare senso e contenuti al Pride”.

Lo Bosco aggiunge soltanto di non essere sicuro che a Padova un Pride sia necessario mentre Gianni Zardini conclude soltanto con una contestazione terminologica: “Non parlerei solo di Gay Pride ma finalmente di Gay Lesbian and Transexual Pride allargandolo a tutti il manifesto gia fatto iniziative già proposte e non c’è stata condivisione”.
A questo punto mi viene da pensare che dietro queste pretestuose polemiche non si sia assolutamente nulla ma lascio parlare ancora gli intervistati si sa mai che tra le righe emergano le ragioni del loro astio contro il Coordinamento del Nordest.

Fabio Bozzato è il primo a scoprire le carte e dopo aver affermato: “bisogna sapere ascoltare costruire assieme le cose credo che sia la cosa più interessante da fare soprattutto per un movimento che è molto fragile e frastagliato e attraversato da questioni annose”; dichiara di sfuggita: “Guarda credo che il Coordinamento abbia privilegiato e coccolato molto la presenza di GayLib e del Fuori gruppi che rispetto ma ovviamente sono radicalmente all’opposto. Li hanno preferiti per dare consistenza di più voci in campo. Sono voci fragili”. Bozzato che è di estrema sinistra e mal sopporta che due gruppi della destra liberale facciano parte del coordinamento ecco la verità.

Anche Gianni Zardini, mal digerisce i gruppi gay di destra: “Che ci sia il Fuori [Un nuovo gruppo gay di destra che si è appropriato del nome, e solo del nome, del vecchio e glorioso Fuori] nel coordinamento non è stato digerito del tutto ma ognuno chiama chi vuole nel suo coordinamento. La richiesta del Patrocinio al comune di Padova non mi è piaciuta io non l’avrei fatta. L’anno scorso quando abbiamo fatto il Pride a Verona manco ci siamo sognati di chiedere il patrocinio ad una giunta di destra. Barattare il patrocinio della manifestazione con una data è assurdo. Se ho scelto quella data c’è la costituzione che garantisce che possa manifestare. Chiuso.”.

La Torresin ci chiarisce le idee così: “Non ci è piaciuto proprio il fatto di non essere state considerate anche perché siamo l’unico circolo a Padova e nel Veneto forte e che lavora da anni sul territorio”. La volontà di protagonismo della dichiarazione si commentano da sole.

A questo abbiamo le idee un poco più chiare e capiamo che le ragioni dei quattro presidenti sono molto deboli ma bastano a “Il Mattino di Padova” per ventilare spaccature nell’organizzazione del Pride e quindi fanno il gioco dei veri nemici dell’omosessualità quelli che nelle polemiche sguazzano e poi di notte, poniamo a Padova, scrivono “Froci di Merda” sulla serranda di un gruppo che fa parte del Coordinamento della manifestazione. (Pubblicato in “Babilonia”, aprile 2002).

Stefano Bolognini ⋅

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