Essere studenti gay oggi

È tempo di pagelle e quest’anno affibbieremo in ‘Omosessualità’ una secca bocciatura alla Scuola. Torniamo tra i banchi e con alcuni studenti facciamo il punto della situazione.


È tempo di pagelle e quest’anno affibbieremo in ‘Omosessualità’ una secca bocciatura alla Scuola. Torniamo tra i banchi e con alcuni studenti facciamo il punto della situazione.

“Come era la festa di ieri sera?, “Te l’hanno messo nel culo tutta la notte?”, “Probabilmente non riesce nemmeno a sedersi” sono gli insulti con cui viene accolto dai compagni di classe Netan Maloney, il bel diciassettenne protagonista di Queer As Folk in una puntata della seconda serie.

Il professore incomincia l’appello fingendo di non sentire. Netan, però, una volta chiamato invece del classico “Presente” risponde con un deciso “Frocio!” due volte. Il docente ribatte con un infelice “L’ho sentito!”. Allora lo studente esplode: “Ah ma è un miracolo perché se lo dicono loro [i compagni, ndr] lei non li sente… e se vuole prendere dei provvedimenti a me sta bene. Avanti mi spedisca dal preside non vedo l’ora. Ho tante cose da dirgli. E può chiamare anche mia madre non vede l’ora di conoscerla..”. Il professore abbassa gli occhi e irritato continua l’appello.

Questa scena è un’efficace metafora della scuola di oggi nella quale persiste l’omofobia ma il silenzio sull’omosessualità sta prendendo voce grazie soprattutto al coraggio degli studenti gay. Diamo allora la parola ai diretti interessati.
Marco Rossi, lo chiameremo così perché è minorenne, è un giovane omosessuale che frequenta un importante liceo del sud Italia.

“In ambito scolastico – ci racconta – pochi studenti tollerano apertamente gli omosessuali ma nessuno osa pronunciare parole di intolleranza verso i gay. Molti non escludono nemmeno l’ipotesi di avere esperienze ‘omo’ ma alla fine la paura è tanta e i pregiudizi ancora molti”. In particolare “Gli omosessuali sono considerati potenziali marchette, meglio se vestiti di fucsia e con atteggiamenti copiati dalle donne… e nessuno credo ne vorrebbe uno come amico”. Marco, che ancora non è dichiarato, non è felice, anche perché si trova ad “assistere a conversazioni omofobe” con i suoi compagni “senza poter controbattere”. Nei suoi panni si trova la maggior parte degli studenti gay italiani. All’estremo opposto, ed ecco la prima novità, alcuni giovanissimi decidono di dichiararsi ai compagni di classe.

È il caso, ad esempio, di Andrea G. un diciassettenne che frequenta un liceo artistico della provincia di Bergamo. “Quando ho accettato appieno quello che sono – dichiara – non ho aspettato molto per dirlo almeno ai compagni a cui ero più attaccato sia per poter sfogare ciò che provavo sia trovare qualcuno con cui parlare liberamente. L’ho detto chiaramente senza alcun problema: “Veronica sono gay” ecco lo dicevo così. Pian piano ho deciso di farlo sapere a tutti. Secondo me già sospettavano… All’inizio rimanevano un po’ sbalorditi o facevano finta di nulla. Poi sono passati alla fase ‘incredulità’. Alcuni non ci credevano e mi chiedevano addirittura se non stessi scherzando o se raccontavo balle solo per farmi vedere. Questa fase sembra persiste anche se ora mi chiedono informazioni sul mondo gay. Mi pare di essere accettato, ad alcuni non importa nulla di quello che sono, ma non mancano ragazzi e ragazze che mi prendono in giro anche pesantemente. Sono rari e di loro me ne frego”.

Andrea, a differenza di Marco, ha comunque trovato tra i compagni alcuni ‘alleati’ che lo accettano “senza problemi” e può controbattere al pregiudizio. Ma nel panorama scolastico il suo caso è più unico che raro.
L’unica novità di oggi, in ambito scolastico, è che a differenza di anni fa l’eventuale disagio che vivono gli studenti gay trova nuove modalità per uscire allo scoperto e finamente si esprime.

Ci ha stupito un numero di Lunarfollie, un giornalino studentesco di un’istituto Bresciano, che ha pubblicato a gennaio questa lettera anonima.
“Vorrei apportare una testimonianza che spero chiarirà qualche idea alle ragazze e ai ragazzi della mia età… Sono un ragazzo ‘diverso’ e… voglio cercare di sfogare le sofferenze che ogni giorno colpiscono e feriscono il mio cuore… Per essere accettato e integrato nella mia classe, nella mia famiglia, nel mio paese e nella nostra società, devo apparire. Sarò mai me stesso? E poi questa: “essere omosessuali è una scelta di vita… Noi ragazzi sfortunatamente privilegiati abbiamo un cuore. Siamo capaci di amare, provare sentimenti e sensazioni che elevano e nobilitano un uomo. Non desideriamo che la felicità dell’altro che è in funzione di noi. Non siamo poi così diversi…”.

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Abbiamo incontrato l’autore della lettera, un diciasettenne, che ci ha raccontato gli effetti inattesi del suo scritto.
“All’inizio – dice – ho avvertito tra gli studenti stupore, curiosità e voglia di confrontarsi su un argomento nuovo. Ci sono state molte discussioni. Tanta era la voglia di sapere chi era ‘l’anonimo’ e un pò di rincrescimento per la parole di quel ragazzo in difficoltà. Ho avvrtito molta ignoranza era come se parlassero di un’argomento sconosciuto. Per esempio alcuni professori e studenti pensano che uno diventi gay quando prova un’esperienza omosessuale oppure che le ragazze diventano lesbiche dal momento in cui tra amiche si scambiano confidenze, carezze o abbracci. Se si continua e si prova piacere si diventa così. L’omosessualità è per loro una scelta di vita, un libero arbitrio, qualcosa che si stabilisce a priori… Alcuni hanno espresso il loro fastidio per l’omosessualità visibile. Sono mal visti due uomini che si baciano o si scambiano effusioni in locali pubblici. Altri sostengono che ci sono sempre più gay. Mah!”

Ma il terremoto Pride nell’Istituto continua. Nel numero successivo del giornale è apparsa una testimonianza anonima di una ragazza del biennio intitolata Con te come te che dice: “E’ meglio essere ‘diversi’ come lo siamo io e te (e tutti gli omosessuali) che essere gente che fa finta di vivere… ricordati che non è un problema come sei o chi sei… essere omosessuali è qualcosa che viene da dentro… ci vuole coraggio per vivere una vita così. Io ho deciso di viverla fino in fondo e tu? … Ho davanti a me qualcosa di stupendo e che probabilmente non potrò mai più provare… vieni anche tu a vivere questa incredibile emozione”.

Questa caso non è unico nel panorama dei giornali scolastici. Nel marzo 2002 un giornalino dell’Istituto Nervi di Novara pubblicò un’inchiesta sui gay. Alcuni studenti intervistati ebbero a dire degli omosessuali: “Sono persone come le altre”, “E´ meglio che si suicidino”, “Mi fanno schifo”, “Li ammazzerei tutti”, “Non sono nè contro nè a favore” o ancora “Contento di non esserlo”. La scarsità di giudizi positivi in questo caso è addirittura sconfortante ma l’omosessualità esce allo scopeto. Che la lingua batta dove il dente duole?

L’omosessualità esce allo scoperto anche grazie alle tesine per la maturità. Siamo riusciti a ritracciare S. R. che l’anno scorso presentò all’esame un lavoro di storia gay intitolato L’amore che non osa dire il suo nome. La ragazza eterosessuale è molto sensibile alle problematiche legate alla diversità: “Volevo riuscire a far capire, ai quei pochi che possono o riescono, che le cose sono cambiate e che il diverso non va accusato. L’amore ha diverse sfaccettature e sfumature, ma pur sempre di amore si parla. Tanti mi hanno criticata, sono stata anche non compresa da alcuni professori”. Abbiamo notizie anche di altre tesine a questo punto è evidente il persistere dell’omofobia e del pregiudizio in ambito scolastico.

Cerchiamo conferma a Verena G. che gestisce una spazio di dibattito frequentatissmo sull’omosessualità sul più conosciuto sito Internet dedicato agli studenti. (La trovate alla pagina http://www.studenti.it/amore/forum/sonogay/index.php).

“I giovani gay che si rivolgono a noi hanno essenzialmente le stesse preoccupazioni di tutti i giovani: la scuola, la solitudine, i genitori e l’insofferenza verso il proprio ambiente. I problemi che si presentano più frequentemente per i gay sono rivelarsi ai genitori e riuscire a non sentirsi gli unici gay a questo mondo. In particolare per chi viene dalle città di provincia o dai paesi la situazione è davvero pesante. L’omosessualità a scuola è tenuta nascosta. I più fortunati possono parlarne con qualche amico, raramente con tutta la classe. Quasi nessuno con gli insegnanti, se non con qualche singolo professore”.

Altro che “i gay sono ormai accettati!”. Gli studenti che escono allo scoperto, come detto, ricevono dalla scuola risposte contraddittorie e sovente omofobe. Arcigay ha denunciato questo stuato di cose in un comunicato stampa, del 3 marzo scorso, dichiarando che il Ministero dell’Istruzione ha impiegato 11 mesi per autorizzare corsi di formazione per insegnati contro il bullismo anti-gay. Che continua.

I professori, a loro dedicheremo presto un articolo, si dichiarano impotenti e AGEDO, l’associazione dei genitori di gay, e qualche circolo Arci tengono conferenze nelle poche scuole disponibili ad invitare esperti a parlare di omosessualità.
Il coraggio degli studenti che escono allo scoperto, anche anonimamente per ora, rimane la più importante risposta alla miopia della Scuola di oggi ed anche la miglior dimostrazione che tra i banchi si può cercare di essere felicemente gay.
Dopo questo esame però non ci rimane che bocciare la Scuola nella speranza che maturi, almeno un po’, l’anno prossimo. Promozione a pieni voti, al contrario, per lo stoicismo degli studenti gay. (Pubblicato in “Pride” con lo pseudonimo Andrea Gabrielli nel giugno 2003).

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