Intervista a Michelangelo Signorile, ideatore dell’outing

In attesa dell’iniziativa che darà in pasto ai media i primi 10 nomi di personaggi famosi gay e omofobi, abbiamo intervistato in esclusiva l’ideatore dell’outing americano, il giornalista Michelangelo Signorile.

Michelangelo Signorile - Foto David Shankbone-Wikicommons

In attesa dell’iniziativa che darà in pasto ai media i primi 10 nomi di personaggi famosi gay e omofobi, abbiamo intervistato in esclusiva l’ideatore dell’outing americano, Michelangelo Signorile.

Outing sì o outing no? Tutti, o quasi, hanno detto la loro, ma in un’Italia carente di analisi sull’argomento, l’annuncio che il 23 settembre scatterà l’ora X e sarà diffusa, anonimamente su di un sito all’estero, una lista di 10 nomi di politici omofobi è piovuto come un fulmine a ciel sereno.

Eppure negli Stati Uniti, e in altri paesi, l’outing contro personaggi pubblici che hanno espresso posizioni omofobe, o contro politici che hanno votato contro i diritti gay, è stato fatto. Ma è stato realmente utile? Chi ha fatto i nomi era anonimo o si è preso la responsabilità di farli? Ne abbiamo parlato direttamente, in esclusiva per Gay.it, con il giornalista gay Michelangelo Signorile che già nel lontano 1993, nel celebre testo Queer in America, dotava il movimento gay statunitense di una giustificazione intellettuale e morale proprio sull’outing, influenzando così un ampio dibattito internazionale. Quel dibattito, ignorato fino a ieri nel nostro paese, è ora apertissimo.

Sei conosciuto in Italia, e non solo, come l’ideatore dell’outing. Quando questo strumento politico è giustificabile?
I personaggi pubblici, proprio in quanto pubblici, devono rinunciare a gran parte della loro privacy. Banalmente, se qualcuno vuole la privacy può condurre una vita privata. Ogni aspetto della vita di un personaggio pubblico può e deve essere raccontato quando è significativo. Vorrei sottolineare ancora una vota questo “quando è significativo”. E’ giusto parlare pubblicamente dell’omosessualità o l’eterosessualità di un personaggio pubblico solo per amore del gossip? No. E’ corretto farlo quando è significativo nel contesto di una notizia di cui la gente dovrebbe avere tutti i dettagli? Assolutamente sì.

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L’avete fatto negli USA. Chi sono stati i vostri obiettivi?
Abbiamo raccontato l’omosessualità di quei personaggi pubblici che hanno votato contro l’omosessualità, solo per proteggere la loro invisibilità gay. L’essere omosessuale o lesbica invisibile è un esempio di ipocrisia dei politici che va sottolineata pubblicamente. Esattamente come qualsiasi altra forma di ipocrisia. Se, ad esempio, un politico predica che dobbiamo essere ambientalisti e riciclare, ma poi non lo fa privatamente va sbugiardato. Ancora, se un pubblico ufficiale sostiene che l’adulterio è peccato, ma poi vive una relazione extraconiugale, questa va raccontato. Lo stesso vale per l’omosessualità

Come deve essere organizzato un outing per essere realmente utile?
Sono i giornalisti che dovrebbero farlo. E gli attivisti gay, e altri, dovrebbero fornire loro informazioni utili. E’ molto importante che le informazioni siano accurate e, meglio, se le prove sono ufficiali.

Cosa si ottiene facendo outing?
L’outing è utile. Come abbiamo visto negli Stati Uniti i politici dopo che sono finiti sulla stampa cominciano a votare pro-gay o lasciano l’incarico. L’outing diffonde il messaggio che l’ipocrisia (non l’omosessualità in sé) rovina le carriere politiche. Abbiamo poi notato che l’azione incide anche sulle politiche di Governo.

Un gruppo anonimo che si definisce di attivisti gay ha annunciato che domani pubblicherà, su di un sito straniero una lista di nomi di dieci politici omofobi. Cosa ne pensi?
Credo davvero che la pubblicazione di una lista di nomi da parte di un gruppo anonimo non sia la strategia migliore per fare outing, ma è almeno un inizio. L’outing dovrebbe essere fatto dai giornalisti come parte del lavoro di giornalista, così che possa essere preso sul serio e che non possa essere negato. Forse i giornalisti prenderanno quella lista di nomi e racconteranno finalmente quelle storie ipocrite.

Numerosi gruppi di attivisti gay italiani si sono dichiarati contrari all’outing se fatto da un gruppo anonimo che non si prende la responsabilità di quello che sta facendo. Diverso è il caso di un giornalista che, nome e cognome, racconta l’ipocrisia, ma non sembra questo quello a cui assisteremo domani…
Ogni ipocrisia comunque deve essere denunciata pubblicamente. Queste persone non meritano di essere protette. Stanno invadendo le nostre vite, e la nostra privacy, votando contro di noi, scrivendo le leggi contro di noi e rendendoci così cittadini di serie b. (Gay.it, giovedì 22 Settembre 2011)

Stefano Bolognini ⋅

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