da Gay.it, 6 giugno 2003 – Il Gay Pride italiano compie vent’anni. L’orgoglio gay, ogni 28 giugno, scende in piazza per ricordare la rivolta di Stonewall (prima ribellione pubblica di omosessuali ai soprusi che la storia ricordi del 1969), è momento di visibilità collettiva e rivendicazione di diritti negati. Il Pride in Italia ha avuto una fanciullezza dura ed un’adolescenza molto difficile. Ricostruiamo le alterne vicende che lo hanno portato nel fior fiore della giovinezza.
La prima manifestazione gay in Italia si è tenuta nel 1972. Non si trattava ancora di Gay Pride all’epoca l’orgoglio gay era solo un miraggio. Il 5 aprile 1972 scese in piazza l’esasperazione degli omosessuali che interruppero con veementi proteste un convegno cattolico sulla sessualità a San Remo. Alcuni relatori proposero terapie per curare gli omosessuali a base di “un piccolo choc, attraverso gli elettrodi applicati ai polpastrelli”, “produrre una lesione in quella zona del cervello che si chiama nucleo ventricolare” o ancora “trattamenti ipnotici… seguiti dall’incontro con una bella donna compiacente” e così via. La misura era colma e un modesto gruppo di militanti, che si raccolse sotto la sigla Fuori (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario Italiano), interruppe il convegno per dire basta al pregiudizio e per prendere finalmente parola al grido di “Sono omosessuale e sono felice di esserlo”. Incominciò quel giorno la storia degli omosessuali moderni liberi di mostrare il proprio volto e la propria condizione al di là dei pregiudizi. Quella manifestazione ebbe seguito sulla stampa e favorì la nascita del movimento gay in Italia che lentamente prese coscienza di sé e acquisì forza raccogliendo uno zoccolo duro di militanti.
Tranne sporadiche iniziative orgogliose (Nel 1979, ad esempio, il sindaco comunista di Torino Diego Novelli incontrò, il 28 giugno, una delegazione del Fuori e lo stesso anno a Pisa una manifestazione contro la violenza agli omosessuali contò cinquecento partecipanti) dovremmo aspettare però solo il 1983, vent’anni or sono, per assistere alle prime, timide, manifestazioni dell’orgoglio gay in Italia.
1983 – Roma con tre giornate di appuntamenti, spettacoli ed incontri sull’omosessualità ha dato i natali all’orgoglio gay. Nessuno lo ricorda ma furono giorni di tensione e rabbia era l’anno del Giubileo e si riteneva arrogante, un po’ come accadrà nel 2000, la presenza degli omosessuali in piazza Colonna. Non ci fu nessun corteo ma durante la serata finale le Pumitrozzole, gruppo teatrale di omosessuali, si esibirono in Piazza Farnese. Francesco Guerre, scrittore, ricorda su Babilonia (n°7, 1983) così quella manifestazione: “È stato un momento molto bello ed intenso che ha sintetizzato il contenuto liberatorio delle tre giornate”. Stando ai bagni di folla orgogliosa di oggi l’83 sembra un’altra epoca. Lo era ma il coraggio di oggi è figlio del coraggio che animò quella Roma.
1984 – 1987 Questi anni l’orgoglio gay si espresse solo con sporadiche manifestazioni culturali all’interno del movimento gay ma ancora nessuna parata. Le difficoltà degli omosessuali italiani erano enormi e la visibilità, per molti, ancora una chimera. La stampa gay con reiterati appelli invitava al coraggio ricordando le migliaia di persone che scendevano in piazza negli USA e chiedeva di aprire la manifestazione anche agli etero. La stampa nazionale taceva facendo il gioco del potere. Nel 1986, su Babilonia, Ivan Teobaldelli si chiedeva “Di cosa si dovrebbe essere orgogliosi? Manca tutto. Nelle grandi città non c’è nemmeno un posto d’incontro all’aperto ogni giorno tutto il giono… Si diventa sieropositivi in pace, continuano ad ammazzare impunemente gli omosessuali… non siamo nemmeno alla solidarietà”. Ma il seme era ormai gettato e qualcosa covava sotto le ceneri…
1988 Fu il primo giro di boa. 102 coraggiosi, ripeto centodue, e rivoluzionari omosessuali italiani firmarono, nome e cognome, (quella cifra dovrebbe far riflettere sulla paura sociale che vivevano e vivono gli omosessuali italiani) sulle pagine del quotidiano La Repubblica del 28 giugno (nelle pagine milanesi quelle nazionali sarebbero state troppo costose) un augurio a tutti i gay per la giornata dell’orgoglio. Un quarto di pagina per esprimere ciò che prima non era mai stato detto. Un avanguardia di omosessuali illuminati aveva dimostrato che esistere era possibile.
1989 – Sei anni di timido orgoglio ma, come per i bambini la crescita del Pride incominciò ad essere inarrestabile. I gruppi gay incominciavano a consolidarsi ma a fronte di un omosessuale visibile almeno cento si nascondevano e dal buio dei cespugli criticavano l’orgoglio. Più di cento gay scesero comunque in Piazza della Scala a Milano al grido “gli omosessuali esistono e hanno gli stessi diritti di tutti gli altri”. Finalmente.
1990 – L’appuntamento sempre in Piazza della Scala vide la sorpresa di un raddoppio di presenze rispetto all’anno precedente. L’unione fa la forza… ma Giovanni Dall’Orto, direttore di Pride, su Babilonia titolava un suo pezzo“L’orgoglio gay? non qui!”.
1991 – Ancora la città di Milano in prima linea per la promozione dell’orgoglio. Urgeva un salto di qualità e quantità e i militanti milanesi affittarono una grande discoteca, il Rolling Stone, per una grande festa. Parteciparano in mille, tra etero e gay ma la piazza era un lontano miraggio.
1992 – Giornata trionfale il 27 giugno per gli omosessuali italiani. Il 27 giugno 9 coppie di uomini e una di donne si sono unite civilmente (e simbolicamente) a Milano davanti a mille persone con lancio di riso, bouquet e bacio tra sposi compreso. La metà degli spettatori, purtroppo, non era gay ma la soglia dei cinquecento visibili era finalmente raggiunta.
1993 – Il Gay Pride di Washington registra un milione di presenze con la più imponente manifestazione gay della storia. La stampa italiana dedica spazio all’evento ma gli omosessuali ‘nostrani’ riescono ad organizzare soltanto piccole manifestazioni. A Palermo è celebrato un ‘matrimonio’ gay. A Roma, su iniziativa del Mario Mieli, un autobus dell’Atac decorato con manifesti è striscioni è circolato per cinque ore. A Milano Asa (Associazione solidarietà AIDS), Leather, mamme di gay e Orsi si sono trovati in Piazza della Scala e cuciono un’enorme bandiera gay. A Venezia i circoli della città manifestano marciando accompagnati da una goletta gay. È palpabile la voglia di uscire allo scoperto e sempre più omosessuali incrementano le fila del movimento.
1994 – La rivista gay Babilonia da una scossa all’orgoglio e invita i lettori a mandare la propria foto con nome e cognome da pubblicare. Rispondono (Babilonia, n° 123 giugno 194) in almeno duecento dando vita ad un coming out collettivo di studenti, operai, insegnati, professionisti e commercianti che, come ebbe a dire Ezio Menzione, celebre avvocato pisano, sulle pagine della rivista “hanno famiglia, vicini pettegoli datori e colleghi di lavoro occhiuti e ciononostante sono riusciti ad essere egualmente sé stessi”. Il 2 luglio poi, organizzata da Arcigay e Mario Mieli, si tiene la prima manifestazione nazionale dell’orgoglio gay degna di questo nome a Roma. Almeno 10000 i partecipanti tra lo stupore dei più. Massimo Consoli, storico, ricorda così quella giornata: “era bellissimo stare davanti a tutti, era indimenticabile. Ripensavo a uno slogan: ‘poiché la paura è una forma di morte, non avrò più paura.'”.Quel giorno qualcosa è cambiato e nulla avrebbe più fermato l’orgoglio gay.
1995 – Il miracolo di Roma si ripete a Bologna e più di 10000 omosessuali marciano l’1 luglio ad una manifestazione organizzata da Arcigay. La cultura della visibilità ha ormai fatto presa.
1996 – Il sud, sempre su iniziativa di Arcigay, organizza la parata dell’orgoglio gay il 29 giugno a Napoli. Ci fu una flessione di presenze che si attestarono comunque intorno alle 10000. “Sempre i soliti” si incominciava a sentir mormorare tra le file della militanza.
1997 – 1999 Furono anni sonnacchiosi che videro l’incapacità del movimento gay di trovare una strategia di lotta comune. Le manifestazioni registrarono una fortissima flessione di presenze. Nel 1997 scesero in piazza a Venezia massimo cinquemila manifestanti. Nel 1998 a Roma circa quattromila e l’anno dopo sempre a Roma cinquemila persone. Furono i tristi anni delle lotte intestine all’interno del movimento gay per la leadership ma furono anche gli anni della riflessione. Accordare cento militanti già difficile. Accordarne diecimila necessita di esperienza ma le braci sotto la cenere rimanevano bollenti e la scintilla era pronta a dare fuoco.
2000 – L’incendio scoppiò il 7 luglio. Cinquecentomila? Ottocentomila? Un milione? Impossibile contare i partecipanti al Gay Pride Mondiale di Roma. Una folla oceanica invade nell’anno de Giubileo la città santa e tutti gli italiani sono costretti a fare i conti con gay troppo visibili per passare inosservati. Molti sono i detrattori della parata ma la società civile si è mostrata, per la prima volta, molto più aperta e tollerante di quanto ci si potesse immaginare.
2001 – Con la coscienza dell’irripetibilità del successo della Roma giubilare il Gay Pride Nazionale si tiene a Milano che raccoglie comunque 50000 partecipanti. L’arcobaleno scende in piazza anche a Verona (5000 partecipanti), Catania (2000 partecipanti) e Roma (35000 partecipanti). L’Orgoglio è ormai contagioso e la manifestazione, che fa bella mostra del suo spirito pacifista e festaiolo, scorre indisturbata mostrando agli italiani che tolleranza e convivenza sono possibili.
2002 – Ormai siamo all’altro ieri. A Padova si tiene il Pride Nazionale con ventimila presenze. Seguono Roma, Milano e Catania che raccolgono, insieme, altri 80000 arcobaleni. Padova dimostra che anche piccole città possono, con impegno, dare una scossa al silenzio sull’omosessualità che ancora si vive in provincia. Sono ormai lontani gli anni ottanta ma quanti gay vivono ancora soffrendo in silenzio? Quali diritti possiamo rivendicare con la manifestazione? A quanti ancora dobbiamo mostrare che la visibilità è possibile ed è l’unica strada percorribile per la felicità?
2003 – Non lo sappiamo ma festeggeremo i vent’anni dell’orgoglio il 7 giugno a Bari che dopo Napoli prova a portare nel sud una ventata di tolleranza. Ci piacerebbe che ci fossi anche tu. La nostra fierezza di oggi, cresciuta tra mille difficoltà e ostacoli, merita una festa immemorabile.
20 anni di Pride italiani
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