“La Perla” di Denerim è una bettola e pochi avventori ciondolano ai tavoli consunti. Spicca per l’abbigliamento sgargiante Sanga, la proprietaria, che notandomi va immediatamente al dunque. “Benvenuto cosa posso offrirti tesoro? Uomini, donne o entrambi?”. Evidentemente sorpreso, passavo di qui solo per un boccale di birra in compagnia, dico “uomini” giusto per vedere dove vuole arrivare.
In men che non si dica sono scortato sul retro dove ben cinque bellimbusti attendono pazientemente. “Ecco qui, no sono una meraviglia? Ricordate, pagamento anticipato”, mi sussurra Sanga. Ne scelgo uno, biondo, magrolino, esattamente il mio tipo e… pago. “Mmh, ottima scelta. Seguimi” dice convinto il ragazzo, accompagnandomi in una linda stanzetta. In pochi istanti è in mutande, in ginocchio, invitante sul letto. Mi spoglio e sussurra malizioso: “In genere chiedono di lasciare le armi all’ingresso…”.
Poi i gemiti, e lo schermo nero, non toglie il gusto di reale all’esperienza che sto vivendo seduto comodamente nel mio salotto, un joystick in mano, esattamente di fronte al televisore collegato alla Playstation a vagare per l’universo fantastico di Dragon Age: Origins, tra maghi, nani e draghi nell’arduo tentativo o con l’ingrato compito di salvare, incantesimo dopo incantesimo, il mondo.
Una pausa gay ci stava eccome e, per la cronaca spicciola, sono un mago alle prime armi, ho pagato 40 pezzi d’argento che avevo appena rubato ad un mercante e il prostituto era un elfo con due sensualissime orecchie a punta. Tranquilli anche nani e umani sono a disposizione a “La Perla”…
Dragon Age, che nel corso della trama avvincente, mi consentirà persino sedurre altri uomini e godere di altri piacevoli momenti di intimità è il primo videogioco a mostrare scene esplicite di sesso tra uomini, ma arriva per ultimo tra i videogames che affrontano la questione omosessualità tanto che l’elenco disponibile su wikipidia è sterminato.
Tra i più noti c’è The Sims , un simulatore della realtà che consente al giocatore di vivere una vita virtuale (lavorare, vestirsi, arredare casa) e… sposare il proprio compagno. C’è Bully, un videogioco che ci fa interpretare un quindicenne che sconfigge i bulli della scuola e che guadagna energia e punti baciando sia ragazzi che ragazze. Fabe II, un altro fantasy simile a Dragon Age, consente di scegliere l’orientamento sessuale del proprio giocatore e permette di organizzare, ancora, il proprio matrimonio gay. The Ballad Of Gay Tony supera un po’ tutti con quello che dovrebbe essere il primo gay dichiarato dell’universo dei videogioochi: un giocatore-body guard, deve proteggere il proprietario gay dichiarato di diverse discoteche.
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Ma sul primo gay dichiarato dei videogames il condizionale è d’obbligo perché il dibattito tra appassionati, che non sono più solo ragazzini tanto che ormai l’intrattenimento delle consolle è considerato un businnes per adulti è apertissimo.
Siti come “Gaygamer”, che raccolgono i giocatori gay, offrono classifiche aggiornate dei personaggi più gay dei giochi ripescando ampiamente nella storia recente del videogames.
Ultimo arrivato Bust a groove 2, un gioco per Playstation del 2000, che in un’inquadratura mostra uno dei personaggi con cui è possibile giocare, l’istruttore di danza “Michael Doi”, insieme al muscolosissimo fidanzato. Ma tra addominali scolpiti, battute sulla politica antigay militare degli USA ed efebi guerrieri sensuali, nell’universo gay dei videogames c’è davvero da perdersi e l’inseguimento del pubblico omosex delle case produttrici al sembra essere solo al’inizio.
Per anni infatti si sono rivolete ad un generico giovane-maschietto-bianco-eterosessuale per poi rendersi conto che lo stesso maschietto preferiva di gran lunga interpretare personaggi femminili ed eroine iper-sexy e sculettanti. Confusione di genere o tempeste ormonale giovanili, è ancora tutto da dimostrare che ad un eterosessuale piaccia assumere ruoli gay, almeno per gioco. Il fatto che possa farlo però è già un’ottima notizia. Intanto, oltre a riferimenti espliciti all’omosessualità, tutta una serie di altri giochi attira l’attenzione, e scatena dibattiti virtuali, del pubblico gay.
E’ il caso di Bayonetta, nome di una eroina vestita solo dei suoi lunghi capelli, che all’occorrenza diventano armi mortali spogliandola completamente e che zampetta su tacchi vertiginosi (che sparano proiettili all’impazzata) uccidendo un nemico dietro l’altro, tra una strizzata di ciglia e l’altra, seminando durante dietro di se, passo dopo passo, farfalline multicolori, morte e distruzione. Bayonetta è camp tanto che schiacciando i tasti giusti all’occorrenza danza e sculetta ed è già annoverata tra le icone gay.
Ancora di successo, per le nuove generazioni gay, il prodotto SingStar, un “party game” musicale che consente di sfidare gli amici cantando sulle tracce di canzoni celebri. La prestazione è poi giudicata dal videogame e può essere filmata e condivisa. Nelle varie versioni disponibile sul mercato italiano (il volume tre) c’è il pezzo gay “Il mio amico” di Anna Tatangelo. Una scelta di marketing davvero curiosa per una canzonetta di Sanremo che non ha avuto grandissima diffusione. Se poi non siete per la Tatangelo potete scaricare a pochi euro decine di brani più o meno gay. E il party gay è assicurato… (Pubblicato in “Pride”, n. 131, maggio 2010, p. 42.)