Pride celebra quest’anno i suoi 15 anni. Abbiamo deciso di festeggiarlo offrendogli la copertina, ma non come personaggio dell’anno, ci mancherebbe altro. È giusto un piccolo riconoscimento a una rivista che resiste, seppur con un numero ridotto di pagine, nonostante l’enorme crisi che sta vivendo la stampa cartacea. E se ben più blasonati (a seconda dei punti di vista) media cartacei chiudono, come “L’Unità”, “La Padania”, “Europa”, consideriamo l’essere arrivati fin qui, e la volontà di andare avanti, un importante successo.
Tramontata purtroppo l’esperienza di Babilonia, Clubbing, AUT, G&L e troppi altri e mutato il target di riferimento di Lui Magazine, questo mensile rimane unico nel panorama delle riviste cartacee gay. È vero, c’è la stampa generalista che ormai ci dedica attenzione, ma è la stessa attenzione di chi, a quarant’anni dalla nascita dell’omosessualità moderna scopre per la prima volta che si può essere serenamente gay e visibili o che abbiamo figli, e questo i lettori di Pride lo sanno da anni. Ed è la stessa informazione (chiamiamola così) che considera i vescovi interlocutori principali per parlare di omosessualità piuttosto che i diretti interessati. Non va meglio con la tv, che non va oltre una rappresentazione macchiettistica dell’omosessualità e che insiste nel raccontare soltanto gay che soffrono. C’è poi Internet, probabilmente il futuro dell’informazione, ma, per ora, un paradiso di occasioni ancora in attesa di finanziatori. Grandi siti gay italiani sono infatti passati di mano e nell’insieme si nota un arretramento generale nell’offerta virtuale di analisi e contributi esclusivi a favore di cronaca spicciola, gossip e ‘manzi’ con, fortunatamente, alcune eccezioni.
Ma il bisogno di approfondimento e dibattito gay esiste eccome. Lo dimostra lo sbarco sul web di “Pride” assunto quando ho preso in mano, un anno fa, il timone di una rivista in sofferenza, ma con radici solide grazie al lavoro dei miei predecessori, alla caparbietà cocciuta dell’editore e alla pazienza e grande preparazione di collaboratori che lavorano per un pugno di noccioline.
Questo mensile oggi può essere comodamente letto online (www.prideonline.it). E solo l’ultimo numero ha guadagnato, grazie anche a una maggiore attenzione ai social media, oltre cinquemila lettori, e cioè il numero degli abbonati di Babilonia nei tempi d’oro, che si aggiungono a coloro che leggono il giornale nei locali sparsi sul territorio nazionale.
Insomma l’obiettivo di liberare il senso di bellezza profonda che contiene la parola omosessualità annunciato negli anni Settanta dall’editoriale del primo numero di Fuori!, la prima rivista cartacea per omosessuali mai pubblicata in Italia, continua. Qui e sul web. Auguri Pride.