Marchette come telefoni cellulari, carte prepagate, chiavette delle macchine del caffè o abbonamenti di bus: ricaricabili. Soddisfatti forse, rimborsati mai.
Il sorprendente fenomeno, che ha assunto il nome tecnico di “paraprostituzione” o “microprostituzione”, è comparso in internet da quando con una piccola telecamera è possibile mostrare tutte le proprie grazie, e oltre, semplicemente con un clic.
Il businnes aveva la strada spianata e oggi con 10, 15 euro di ricarica di cellulare o postepay è possibile appartarsi esattamente di fronte allo schermo del proprio computer con un maschietto pronto a soddisfare tutti i nostri desideri, orgasmo compreso in dieci, quindici minuti di videoconferenza.
Questa forma di blando mercimonio, nonostante l’assenza di contatto fisico, di atti osceni in luogo pubblico, di intralcio dei viali delle periferie, e ancora, di trasmissione di malattie, ha scatenato i moralisti nostrani forti di una sentenza della corte di Cassazione del 2004: “prostituzione significa commercio di prestazioni di natura sessuale, caratterizzato dall’elemento retributivo per il quale non è determinante il contatto”.
Così l’allarme “studentesse pronte a tutto in cam per pagarsi le tasse universitarie” o “diffusissima la prostituzione virtuale tra teenager” è comparso su tutta la stampa nazionale con sullo sfondo il rischio che a spogliarsi e masturbarsi a pagamento di fronte alle telecamere siano, a migliaia, giovanissime minorenni. Ai ninfetti, tecnicamente i webcam boy, nessuno ha dedicato un approfondimento. Abbiamo allora provato a ricaricarli.
Il nostro “puttan tour” incomincia nei bassifondi del web tra bacheche virtuali, rubriche di annunci uomo cerca uomo e siti web di messaggerie, ma la marchetta virtuale può essere in agguato anche nelle chat line, i luoghi della chiacchiera virtuale. Sono molti, ma non le migliaia che speravamo, e nessuno è minorenne.
Il loro “videochiamami” è decisamente meno ammiccante, e più crudo, di quello del celebre spot di Valeria Marini e l’adescamento avviene con messaggi come “dai te lo mostro per dieci euro, ho un cellulare wind” o veri e propri annunci come quello di un 23 enne di Bolzano “carino e ben dotato” che per 30 euro di ricarica Postepay promette di farci “sborrare e sborro anch’io”. Come? Con “due poche regole”: “non incontro nessuno dal vivo” e “mostro solo cazzo, non il viso. Astenersi perditempo”. Ci asteniamo, con 30 euro forse è meglio un dvd. Ma altri annunci attirano la nostra attenzione.
C’è “Superetero” che ci “offre divertimento e trasgressione allo stato puro” sempre in cambio di ricariche mentre un fantasioso e “bellissimo e giovane cam boy, meccanico, abile montatore esegue la rettifica del pistone on line in cambio di un regalo”.
Batte il web anche in un “bel ragazzo 25enne dalla forma del cazzo particolare solo per persone serie” e un “giovane maschio” 21 enne che offre i “prezzi più bassi di tutto il web” mentre un suo coetaneo studente promette un “bellissimo fisico atletico, completamente depilato” punta sui “sexy (sic!) toys e biancheria femminile per dei fantastici momenti intimi e piccanti”.
Escludiamo un “carino, simpatico, bella presenza, fisico atletico” che per sesso virtuale chiede ben due euro e cinquanta al minuto, una tariffa da rapina. Il passo successivo è aggiungere l’indirizzo e-mail del camboy ad un comune programma di chat come Msn, Skype o Yahoo messanger.
Superetero, 27 anni, e studente universitario a Latina è online ed immediatamente cominciamo a trattare la prestazione.
“Sono molto economico: per fare tutto quanto mi bastano 10 euro di ricarica postapay, o cellulare o paypal (una sorta di carta di credito virtuale, ndr.) per quindici minuti senza problemi. Faccio quello che vuoi”. Prima di ricaricarlo però vorrei avere almeno un assaggio: “Potrei vederti in fotografia?”.
“No. Ora non posso, sono in università”, spiega. “Mostro foto quando sono all’opera, lo faccio solo da casa e di nascosto ovvio, ma il viso lo faccio vedere. Non parlo al telefono, non posso dare il numero, ho la ragazza, sono etero”. Etero? Decido di rilanciare sulla prestazione.
“Giochi con il culo?”, chiedo poco elegantemente. “Ovvio! Se ti piace poi indosso pure i mutandoni di mamma o i perizoma di mia sorella”, risponde. Mi resta solo la curiosità, ogni mio desiderio si è infranto sulla biancheria materna, di capire che cosa chiedono gli altri clienti. “Mi chiedono di sborrare, di pisciare, mostro piedi, sedere, pisello, ascelle e mi masturbo. Uno mi ha chiesto persino di bestemmiare e io faccio tutto”, ci spiega soddisfatto. Il suo comunque non sembra un grande businnes: Superetero lavora due volte al mese (“ci sono pochi clienti, c’è la crisi”, si lamenta) per un totale, in ricariche, di 20 euro.
Rifiutiamo 10 euro di ricarica anche a “Camboy”, venticinquenne milanese bisex, che punta ancora, ahinoi, sulla “biancheria femminile”, forse un must per i clienti virtuali che sono risultati, stando ad un’inchiesta di “Studenti Magazine”, uomini tra i 40 anni e i 50 anni che negano di essere gay anche quando chiede sesso omo e che hanno una disponibilità economica elevata.
Di Camboy ci resta netta l’impressione che, da buon esibizionista, desideri ardentemente mettere in scena le sue fantasie, tanto è la sua insistenza nel mostrarsi in cam più della richiesta di ricariche: “Sono attivo e passivo (in cam!, ndr.). Mi piace indossare perizoma col pizzo e poi un bel costumino blu da spiaggia. Vedrai che addominali e gambe… Se lo desideri uso anche un vibratore… ma piccolo!”.
Vibriamo oltre e agganciamo un napoletano etero trentenne “buon fisico”. Smarchetta ad offerta e per 20 euro dice di arrivare “solo quasi fino alla sborrata” . Poi prova a sedurci.
“Una volta mi hanno chiesto di ‘arrivarmi’ in faccia da solo. Ci ho provato, ma non riuscivo. Allora mi sono arrivato in mano e ho leccato, ma il regalino deve essere molto buono… sempre ad offerta”, propone. Non lo sfiora minimamente l’idea che si sta bellamente prostituendo: “non chiedo soldi. Io mi faccio fare offerte e non incontro dal vivo e non mostro il viso”. Provo ad insistere con un offerta per il sesso anale, tabù anche virtuale per gli etero. “Le dita dentro? Non so, davvero non so… dentro dentro?”. E’ terrorizzato e cambia discorso mostrandomi, a parole, tutta la sua eterosessualità: “Porta tu una donna davanti alla telecamera e mentre te la fai ti fai vedere. Io mi faccio vedere e mentre mi masturbo sempre con l’offerta. Io ho gusti particolari, deve avere i capelli corti, semplici e il seno piccolo”. Ma per questo non dovrebbe ricaricami lui?
A questo livello evidentemente i gigolò da telecamera sono per nulla professionali e il rischio di frode è elevato: nessuno garantisce che la ricarica vada a buon fine e il servizio, senza il viso e con i se e i ma di ogni singolo caso umano, sembrerebbe davvero poco promettente. Di più offrendo denaro per una prestazione sessuale incorreremmo, se scoperti, nel reato di “istigazione alla prostituzione”. Dove sono allora tutte le marchette masturbatrici virtuali?
Incontriamo Pasquale, 20 anni, gay calabrese che studia a Roma per diventare giornalista si è fatto pagare, ma si definisce “un occasionale della telecamera”.
“Ero in cam4, un sito che mostra gratuitamente gente che che fa di tutto davanti alle telecamere. Ero lì perché si conosce più gente che nelle chat gay ufficiali e mostravo il viso ed ero senza maglietta. Non sai quanti mi hanno chiesto di ricaricarmi il telefono per vedere di più. Ma erano vecchi… che schifo.
Poi un trentenne, che si mostrava, mi ha offerto venticinque euro per spogliarmi e masturbarmi. Mi piaceva, l’avrei fatto pure gratis, ma tant’è. Mi ha ricaricato davvero il cellulare e io ho fatto quello che si fa in questi casi.
Era davvero un bel ragazzo… credo fosse uno di quelli che non accettano di essere omosessuali…. sono loro in genere sono loro che bazzicano questi siti. Insomma è stata l’occasione che mi ha fatto fare il prostituto e l’ho fatto due volte. Questa comunque non è prostituzione, il tipo mi piaceva e lo rifarei”.
Alla prostituzione a ricarica occasionale si aggiunge anche un professionismo della masturbazione on line a pagamento.
Siti web come libejasmin o myjocam e altri mettono a disposizione, 24 ore su 24, modelli che mostrano il viso, chiacchierano, e sono disposti a spogliarsi e giochicchiare, previo il versamento di una piccola somma in denaro, via carta di credito, che è trasformata virtualmente in gettoni o “rose”. Per 10 rose il modello è disposto a parlare per venti a spogliarsi e così via.
Questi siti hanno sede all’estero, anche per tutelarsi da legislazioni repressive con la prostituzione, e mostrano modelli maggiorenni di tutti i paesi. Gli italiani sono rari e nel visualizzare i modelli ci imbattiamo in pornoattori americani che arrotondano via web. Averli, almeno in video in diretta può essere interessante. Ma che cosa fanno?
I commenti alle loro prestazioni lasciati dai clienti aprono uno squarcio sulla loro attività.
Uno 22 enne notevole, bruno occhi verdi, divide il pubblico. “Fa poco”, “non fa nulla” è “bello ma lento” lamentano alcuni. Altri sono decisamente soddisfatti: “è molto eccitante ed esperto nel sex”, “very hot”, “fantastico è poco”. Ma che farà di così particolare? “E’ stupendo davvero…favoloso anche nel leccare lo sperma… grazie tesoro”. Un rumeno diciottenne piace “Ce l’ha enorme e sempre diritto”, “Mamma che culetto” e così via.
Difficile dire quanto questi ragazzi guadagnino a prestazione, una parte del denaro va al sito, e dare i numeri del fenomeno (di pomeriggio i marchettari disponibili nel mondo sono al massimo una ventina) è sicuro che il servizio è costoso, circa 30 euro per una ventina di minuti. A quel punto meglio forse il sesso dal vivo, forse perché non vorremmo istigare o favorire nessuno alla prostituzione. (pubblicato in “Pride”, n. 125, novembre 2009, pp. 43-44)
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