Gli italiani sono più avanti dei politici che li rappresentano. Non è una novità, ma mai come nelle scorse elezioni europee dato balza agli occhi con l’analisi dell’ampio numero di preferenze ottenute candidati gay per le europee.
Rosario Crocetta, del PD, con oltre 150 mila voti, un bottino decisamente cospicuo, ha conquistato un seggio a Bruxelles. La sua storia di omosessuale visibile e sindaco antimafia è l’esatta conferma che essere omosessuali visibili non è un handicap ai fini del voto, a nord come al sud.
Ed è proprio Crocetta, siciliano, 58 anni, sindaco antimafia di Gela, a confermarlo con una dichiarazione a Repubblica: “Ho un elettorato trasversale. Per il 70% di sinistra, il resto no. 50mila voti vengono da destra, altri dal centro. Io sono cattolico praticante, faccio parte del comitato pastorale della mia parrocchia. Ho molti elettori under 35, la metà sono laureati, la maggioranza donne”. Il “finocchio comunista”, così era stato definito dai suoi avversari tempo fa, non fa più paura, almeno a sinistra. Destra e centro-destra, senza alcun candidato visibile, sono ancora lontanissime dagli standard europei.
L’ottimo risultato personale di Crocetta non offre però molte speranze per un auspicabile ravvivarsi delle politiche gay: è stato infatti eletto per la sua battaglia politica contro la mafia e non per la sua timida battaglia gay. Il Pd poi non ha speso una sola parola del programma elettorale sulla questione gay. Ancora, nessuno, nel corso della campagna elettorale, ha indicato possibili strategie di integrazione europea, ad esempio, tra le diversissime legislazioni sulle coppie di fatto.
Su questo lavorerà sicuramente il filosofo Gianni Vattimo eletto nelle file dell’Idv con 15 mila voti e grazie al gioco delle opzioni. Vattimo andrà in Europa esplicitamente per difendere i diritti dei gay. Lo ha dichiarato al ”Riformista” (“io mi occupo dei Proci, anzi, dei froci, dei diritti dei gay, vorrei andare in Europa proprio per difendere i loro diritti”), e lo ribadisce a “Pride”: “Lavorerò per i diritti gay, con le coppie di fatto innanzi tutto che si possono difendere principalmente in Europa. Dal Parlamento italiano ci si può aspettare poco, le delibere europee a noi favorevoli, nel vaticanismo assoluto, non passano in Italia. La pressione europea comunque può essere molto forte, far vergognare i parlamentari italiani”.
E’ indubbio che la doppia rappresentanza gay visibile in Europa darà benefici alla solitaria battaglia dell’onorevole Paola Concia nel Parlamento italiano.
Tra i non eletti, a conferma che gli italiani votano candidati gay visibili, è stata ottima la prestazione di Ivan Scalfarotto nel Pd con 22.847 preferenze e di Alessandro Zan (4.562 voti). Sono andati bene i volti nuovi, al primo appuntamento con le urne: Patrizia Colosio con 1.120 voti e la trans Loredana Rossi con 1.659 preferenze hanno ora una base elettorale spendibile in elezioni future.
Non sono stati eletti eletti, infine, Niki Vendola (più di 200mila voti ma il partito Sinistra e libertà non ha raggiunto il quorum), Imma Battaglia (3.586 voti) e Sergio Rovasio dei radicali (572 voti).
Anche le elezioni amministrative hanno premiato quei politici gay che hanno lavorato con costanza ed attenzione sul territorio. Sergio Lo Giudice, ex presidente di Arcigay, è stato rieletto nel Pd in Consiglio Comunale a Bologna con ben 655 voti e si è messo subito al lavoro con una partecipata conferenza su genitorialità e matrimoni gay. Matteo Cavalieri, giovanissimo del Pd ed ex presidente del Cassero, incomincia con queste elezioni la sua carriera politica in un consiglio di quartiere bolognese.
Per alcuni candidati gay, mentre andiamo in stampa, i giochi sono ancora aperti e i ballottaggi potrebbero riservare delle sorprese. Hanno qualche probabilità di farcela Nunzio Liso candidato in provincia di Andria e Alessandro Zan a Padova che, con 693 preferenze, vede crescere il suo consenso (nel 2004 erano 425). Proprio Zan, con grande battage mediatico, aveva conquistato in consiglio comunale l’iscrizione delle coppie di fatto all’anagrafe. I politici italiani non hanno più alibi: anche la coppia gay paga in termini di voti.
E’ in forse con 990 preferenze, infine, anche Martina Castellana, transessuale candidata a sorpresa nel Pdl a Salerno: “Sono la prima dei non eletti e sono fiduciosa, per il gioco delle opzioni, di poter entrare in Provincia. Mi piacerebbe aprire degli sportelli di ascolto per dare una mano o una voce a chi non ne ha”, dichiara. Un successo comunque l’ha già ottenuto coinvolgendo amiche trans come rappresentanti di lista. “Per loro” spiega “è stata un’esperienza bellissima perché per la prima volta si sono sentite coinvolte in un ruolo ufficiale. Hanno lavorato bene e non hanno avuto alcun problema nei seggi”. (pubblicato in “Pride”, n. 121, luglio 2009, p. 18)