Brescia è un poco più gay, dopo l’approvazione, il 30 ottobre scorso, di documento che impegna il comune a sostenere la campagna informativa sui pacs e a sollecitare i presidenti di Camera e Senato perché pongano in discussione, al più presto possibile, una la legge per le unioni-civili.
L’approvazione è stata tutt’altro che scontata, sia per le numerose assenze di consiglieri che avevano presentato la mozione stessa, sia per il clima omofobo in cui si è svolta la discussione.
L’opposizione, di centro-destra, si è naturalmente schierata a difesa della famiglia tradizionale ed eterosessuale, “questi diritti distruggono la società, noi difendiamo la famiglia fondata da persone di diverso sesso che procreano, se non c’è l’intenzione di fondare una società naturale non ha senso legiferare, i pacs non danno diritti ma ammazzano definitivamente il matrimonio” ha tuonato Adriano Paroli (Forza Italia). Identico il discorso di Massimo Bianchini (Lega) mentre Antonio D’Azzeo (An) è scivolato addirittura nella violenza verbale: “l’amore non è un contratto, voi volete solo i benefici senza averne gli obblighi e questo è immorale”. Clima più disteso nel centro-sinistra? Macchè.
I DS si sono schierati quasi compattamente a favore dell’ordine del giorno. È mancato all’appello nientemeno che il sindaco della città, il cattolicissimo Paolo Corsini, che avrebbe preferito votare un documento “sintesi dell’intera coalizione”. La Margherita, ahinoi, si è schierata compattamente contro la mozione, come il centro-destra: “Siamo perfettamente al corrente che c’è bisogno di maggiore chiarezza legislativa per quanto riguarda le coppie di fatto – ha dichiara la capogruppo Giovanna Giordani – ma, in quanto cattolici, siamo profondamente contrari ad una parificazione tra coppie etero e quelle omosessuali”. I pacs non passano?
No, passano, grazie alla Casa delle Libertà, contraria geneticamente alle unioni civili, ma che, nel frangente decide di astenersi dalla votazione per fare un dispetto al centro-sinistra e cioè “far emergere in questo modo le contraddizioni del centrosinistra. Da un lato infatti la sinistra più radicale voleva dimostrare quanto tenesse al documento, dall’altro sindaco e Margherita speravano in un nostro appoggio perchè l’ordine del giorno non passasse. Sottraendoci alla votazione, abbiamo messo in luce come i moderati del centrosinistra siano ostaggio dei più radicali”.
Furiose le polemiche registrate il giorno dopo nel centro-sinistra e viva, giustamente, l’esultanza della comunità gay locale premiata dal miope opportunismo politico di entrambe le coalizioni: “Siamo contenti di questo inatteso successo in consiglio comunale – dichiara Luca Trentini, presidente del circolo arcigay locale -. Ringraziamo i DS, i Verdi e la lista civica per il voto favorevole. Siamo rammaricati per le posizioni personali del sindaco in aperto dissenso con la sua maggioranza. Temo che questi siano i prodromi del futuro Partito democratico”.
L’amica della Margherita Giordani, ci ha comunque messo una pezza ad uso, e consumo, dell’elettorato cattolico: il voto di centro-destra è stato “un giochetto squallido”, ma “nulla di tragico il dispositivo dell’ordine del Giorno non diceva grandi cose”.
Altro che “giochetto squallido”! Brescia palesa che volenti o nolenti, se vogliamo diritti gay è assolutamente necessaria la complicità (anche miope) del centro-destra.
La mozione, ancora, un po’ come nel gioco del nascondino, ha “tanato” tutta l’omofobia del centro-sinistra cattolico, operazione di sdoganamento, evidentemente utile all’elettorato gay per il futuro. È annunciata la presentazione della stessa mozione, in altri comuni e province, pare sia giunta l’ora di non concedere sconti al centro-sinistra?
Tana all’omofobo. Intervista virtuale al Sindaco di Brescia
Paolo Corsini, sindaco Bresciani dei DS, rifiuta, di rilasciare dichiarazioni a “Pride”. Ne ha comunque rilasciate ad altre testate, che pazientemente abbiamo raccolto in una intervista virtuale.
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Perché un diessino dice “no” ai pacs?
“Pur nel massimo rispetto di chi ha stili di vita diversi dai miei. Il cambiamento dei costumi di per sé non legittima una norma. Non è una novità che io rivendichi la mia libertà di coscienza quando sono in ballo decisioni che attengono alla sensibilità etica. Mi sono dissociato alla Camera sulla fecondazione eterologa, mi sono dissociato sul referendum. Non sono come quelli che difendono a spada tratta il matrimonio e la famiglia, poi sono divorziati e di famiglie ne hanno due. Sono coerente con la mia vita personale, con le mie convinzioni, non mi dissocio da me stesso”. (“Il Giorno”, 8 novembre 2006)
La destra con la sua mossa è riuscita a dimostrare che occorrono i suoi voti (sia che voti a favore, sia che si limiti a non votare contro) per fare la politica che il centro-sinistra porta avanti nei fatti. Non le pare grave?
“La loro astensione è stata incoerente e strumentale, ma si è rivelata un boomerang. Hanno dichiarato che andandosene volevano mostrare le spaccature della maggioranza che erano ugualmente evidenti e hanno avuto quale risultato l’approvazione di una richiesta su cui non erano d’accordo. Con il loro voto contrario non sarebbe passata”. (“Il Giorno”, 8 novembre 2006)
Lei però sperava che non passasse…
“…Non sono contrario a legiferare sui diritti dei singoli conviventi all’eredità o all’accesso libero presso il partner ricoverato, ma non posso accettare altra famiglia che quella tra un uomo e una donna che generano figli. Come del resto recita il programma dell’Unione”. (“Il Giorno”, 8 novembre 2006).
Un amministratore deve rispondere solo alla propria coscienza o deve garantire i diritti di tutti?
“Le mie convinzioni personali non attengono solo alla mia vita, ma alla società. Gli omosessuali sono persone, da rispettare. Ho ricevuto lunedì sera l’Arcigay per parlare di iniziative culturali a cui ho promesso l’appoggio del Comune, così come ho accettato di ricevere la ragazza di Mazzano fatta oggetto di minacce da parte dell’estrema destra. Ma una cosa sono i diritti delle persone, altro parlare di diritti legati alla sessualità” (Bresciaoggi, 8 novembre 2006).
Come concilia il fatto di essere in un partito non confessionale come i DS, con la sua posizione sui Pacs? Molti partiti cattolici in Europa hanno votato a favore, segno che essere cattolico non implica essere per forza contro i Pacs. O no?
[Silenzio]. (Pubblicato originariamente in “Pride”, dicembre 2006, n. 90)