L’ultimo debutto mediatico, in ordine di tempo, è stato quello di Stefano Campagna, mezzobusto del seguitissimo Tg1 mattina: “Io non sono ‘dichiarato’ “, raccontava al sito www.telegiornaliste.it incalzato dall’intervistatore; “sono una persona che lavora e che non ha nulla da nascondere. Quella che i benpensanti chiamano ostentazione per me è vita. Mi stupisce che la cosa stupisca. E spero che smetta di stupire. È stata una grande conquista per me poter approdare alla conduzione del Tg1 e voglio sperare che con questo si possa lanciare un messaggio forte a tutti gli omosessuali che vivono la loro condizione quasi con vergogna, nascondendosi “.
Campagna rimane saldamente alla conduzione del tg (51% di share ), e l’esposizione mediatica del suo orientamento, un enorme servizio ai timidi omosessuali italiani, ha incassato la commossa solidarietà del direttore della “Gazzetta dello Sport”, de “l’Unità” con Fulvio Abbate, e dei politici della pattuglia lgt.
Peccato che nell’ambito dell’informazione televisiva il coming out sia ancora più unico che raro (la carta stampata è sicuramente più visibile con Gianni Rossi Barilli de “Il manifesto”, Delia Vaccarello de “L’Unità”, Saverio Aversa di “Liberazione”, e poi Daniele Scalise, Sergio Trombetta, Paolo Hutter e numerosi altri) se si esclude l’esplosivo Alessandro Cecchi Paone .
Un po’ presentatore, un po’ politico, un po’ polemista, lo showman ha iniziato a fare timidamente i conti con la sua “omoaffettività” su “Vanity Fair” nel giugno 2004. Acquisita un poco di sicurezza, poi, si è reso contro del fatto che le temute conseguenze (stigma, abbandoni, perdite di lavoro) non si sono avverate, ed oggi sembrerebbe averci preso gusto, apparendo via via sempre più esplicito. Oggi è inarrestabile (racconta i suoi amori alla stampa scandalistica, litiga in tv per i diritti dei gay, fonda associazioni, pubblica libri a tema, presenzia a serate in disco gay…) e persino celebrativo, come nel 2005 sul Corrierone: ” Mi prendo il merito, col mio coming out, di aver scoperchiato un vaso di Pandora da tempo sotto pressione “. Insomma, un coming out compulsivo.
È molto “attivo” anche il l’ anchorman Fabio Canino (“dichiarato da sempre”, secondo le biografie, che ha presentato anche manifestazioni gay e non perde occasione per bacchettare i velati.
Come lui sono Platinette (che si scontrava, sul medesimo tema, con uno degli innumerevoli reduci del Grande fratello), Costantino della Gherardesca, Ennio Marchetto.
Ancora più elevati gli obbiettivi polemici del comico Alessandro Fullin, altro “dichiarato” da sempre, al punto che nella prefazione del suo Gayezze arriva a bacchettare dio: ” Se dio tornasse a punire gli omosessuali non se la caverebbe con la distruzione di due cittadine di provincia sulle rive del Mar Morto “.
Le quotazioni televisive dei “Fantastici cinque”, un’infornata di ben cinque “raffinati esperti” gay ( Mattia Boschetti, Alfonso Montefusco, Guido Tommaso Oliva, Marco Terzulli, Massimo de Pietro) che hanno lavorato per La7, sembrerebbero, al contrario, in ribasso, ma resta il fatto che hanno comunque avuto il merito di inaugurare il primo programma italiano in un’ottica dichiaratamente gay.
È più tranquillo (mai però remissivo, se si tratta di omosessualità) Leo Gullotta, tra i primissimi personaggi italiani dell’etere ad uscire allo scoperto.
Era il 1995 e “Non l’ho mai detto prima “, spiegava in un’intervista a “Rome gay news”, “perché fa parte di un’immagine che in un paese come il nostro bisogna saper valutare e saper dire, visto che immediatamente, nonostante tutti i discorsi che si fanno in proposito e nonostante le battaglie combattute, sei puntualmente additato, soprattutto se sei noto “.
La dichiarazione di Gullotta giustifica, ma solo in parte, i gay timidi o timidissimi della tv italiana, su cui grava una zavorra di coming out o outing parziali o presunti, mai espliciti (al punto che per prudenza ci asteniamo dall’elencarli: la querela in questi casi è sempre in agguato). Il più noto è certamente quello di Jonathan de Il grande fratell che, ha affermato, non è “per la collocazione schematica. La trovo offensiva, è un ghetto. Nessuno si trova solo di qua o di là “. Ambiguità da auditel o da panico?
Non si priva, al contrario, della propria identità a nome di presunti e pretestuosi ghetti o etichette, un grande del teatro: Paolo Poli, dichiarato da qualche era geologica (” Il mio primo innamoramento fu per King Kong, era il 1934 e avevo 5 anni “, ricorda), diversamente da Arturo Brachetti, icona internazionale del trasformismo, che è ritornato sui suoi passi rispetto al coming out fatto da giovane, dichiarando che si era trattato di un malinteso, se non di un vero e proprio errore.
Per il cinema, in attesa di un equivalente italiano di un coming out di un attore del calibro internazionale come sono all’esterno Ian Mac Kellen o Rupert Everett, ci accontentiamo di Leopoldo Mastelloni e Andrea Occhipinti, ex attore ora produttore, che ha fatto coming out su “Vanity fair”, mentre in regia abbiamo Gabriella Romano e Ferzan Ozpetek (il quale però pur non nascondendo le sue preferenze si ritrova stretto nella definizione di “gay” e la rifiuta).
Franco Zeffirelli, pur essendo del campo, lo lasciamo volentieri a casa: troppi sensi di colpa in un corto-circuito tra fede-omosessualità-senso-di-colpa, con uscite che travalicano il ridicolo: ” Mi scandalizza vedere due gay che si baciano in pubblico quelli non sono omosessuali, ma due pazze che fanno l’amore come le bestie e che non posso sostenere “: così ha commentato con malcelato masochismo le dichiarazioni del prosindaco di Treviso favorevole alla “pulizia etnica” degli omosessuali.
Il glitterato mondo della moda è bene (anche se mai abbastanza) rappresentato.
Sono pubblici gli affetti di Stefano Dolce e Domenico Gabbana , mentre di quelli di Valentino il suo compagno Giancarlo Giammetti (suo braccio destro da oltre quarant’anni) ha raccontato a “Vanity fair” nell’agosto 2004: “È vero, ci siamo amati per 12 anni “).
Alla lista vanno aggiunti Stefano Guerriero (nel 2000: ” Penso che il “coming out” per chiunque abbia raggiunto un minimo di notorietà nel suo campo possa dare aiuto a tutti i soggetti per i quali l’omosessualità è ancora un problema “), il truccatore dei divi Diego Della Palma, esplicito da anni sulla sua bisessualità, e il compianto Gianni Versace.
Da parte sua Giorgio Armani nel 2000 dichiarava (salvo poi ritrattare) a “Vanity fair” (ma che avrà ‘sto “Vanity fair”…): “Tutto quello che ho fatto nel lavoro 1’ho fatto per Sergio [Galeotti]. E Sergio ha fatto tutto per me… Amore è un termine troppo riduttivo. Era una grande complicità, nei confronti della vita e del resto del mondo” .
Sul palco sono dei nostri Gennaro Cosmo Parlato (” mai dichiarato, non ce n’è stato bisogno. Lo sono e basta da sempre per tutti”, mi spiegava qualche tempo fa), Ivan Cattaneo, Alfredo Cohen, Dario Gay (autore della canzone “Ti sposerò”, per il suo compagno) e Leo Di San Felice , che ha intonato la sua canzone “Voglio fare la modella” su RaiUno.
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Nella realta t* abbiamo H.E.R. (Ermanno Castriota), Cristina Bugatty e L.A. Cristiana .
Fra le cantanti, la battagliera Gianna Nannini dichiarava a Gay.it nel 2002: “Sono bisessuale, battagliera e contro guerre e sessismi. L’amore per una donna o un uomo è l’incontro tra libertà. Invito ad abbandonare ogni paura ”.
Tra gli scrittori e i romanzieri i gay dichiarati sono un piccolo esercito: non in ordine di fama bensì alfabetico Matteo B. Bianchi, Fabio Bo, Gian Piero Bona , Luca Bianchini , Aldo Busi, Ivan Cotroneo, Gianni Farinetti, Mario Fortunato , Tommaso Giartosio , Alessandro Golinelli , Marco Mancassola , Andrea Mancinelli , Gilberto Severini , Walter Siti e non me ne vogliano coloro, numerosi, che ho dimenticato.
Nel balletto nessun Nureyev nostrano è uscito allo scoperto.
Nel campo della pittura ci sono i nomi di Marco Silombria e di Corrado Levi e degli artisti eclettici Brice Coniglio e Andrea Raviola ( in arte ConiglioViola ); la scultura ha Paolo Schmidlin (autore del papa Ratzinger nei panni di Miss Kitty , giarrettiere comprese, che è stato sulla copertina di “Pride”), mentre la fotografia nicchia: sono icone del nudo maschile Tony Patrioli e GiovanBattista Brambilla, ma fare altri nomi del mondo della foto italiana (specie quella di moda) non è possibile perché chi è dichiarato è in genere giovane e quind non ancora celebre, e chi è celebre non è dichiarato.
I gay intraprendono solo professioni artistiche? A giudicare dai non troppi coming out nel mondo artistico, non si direbbe.
Il coming out rimane ahinoi raro anche nel mondo dei liberi professionisti.
Qui abbiamo imprenditori come Alessio De Giorgi e Christian Panicucci, proprietari del gruppo imprenditoriale legato a Gay.it nonché protagonisti di un “Pacs” a Roma (Panicucci è cittadino francese) del quale hanno già chiesto il riconoscimento allo stato italiano, abbiamo Frank Semenzi editore di “Pride” e gestorie di locali, Eros Veneziani nel mondo dell’intimo; gli editori Andrea Bergamini, Francesca Polo e Fabio Croce.
Tra architetti, arredatori, ingegneri, informatici e programmatori, medici, avvocati il coming out celebre sembrerebbe latitare.
Completano il quadro docenti universitari come il filosofo Gianni Vattimo , la sociologa Daniela Danna, Marco Pustianaz (assieme a Liana Borghi fra i pochi cultori dei Queer studies in Italia) o Francesco Gnerre , o gli psicologi Margherita Graglia, Roberto Del Favero e Maurizio Palomba.
I politici, nella nostra inchiesta, sono rari, e la pattuglia glt alle Camere è composta solo da Franco Grillini, Titti De Simone, Gianpaolo Silvestri e Vladimir Luxuria, mentre aveva ricevuto molta notorietà l’outsider Ivan Scalfarotto, candidato alle primarie per le elezioni del 2006.
Senza dimenticare il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
Gli ultimi coming out dai palazzi del potere si arrestano solo alla bisessualità, con Daniele Capezzone e Alfonso Pecoraro Scanio (” né eterosessuale, né omosessuale”, arzigogolava, “scelgo l’assoluta libertà sessuale “) .
Un paragone veloce con l’estero qui è sconfortante. Nel governo Blair, ad esempio, erano ben quattro gli omosessuali dichiarati: Ron Davies, Peter Mandelson (all’Industria e commercio) Nick Brown (agricoltura) e Christopher Smith (ministro per la Cultura).
L’unico sindaco gay italiano, a Gela, è l’eroico Rosario Crocetta, mentre all’estero Bertrard Delanoe fece coming out prima di candidarsi a sindaco di Parigi, e nel 2001 lo seguì a ruota l’attuale sindaco di Berlino Klaus Wowereit. Parigi, Berlino… ma l’Italia…
Tra i religiosi abbiamo, prevedibilmente, il deserto, con il solo Giovanni Felice Mapelli, monaco e vescovo della Chiesa ortodossa.
Gli unici mondi che fino ad oggi si sono rivelati impenetrabili alle lusinghe del coming out, a causa del machismo imperante sono, oltre (per fortuna) alla mafia, lo sport e le forze armate, che sventolano bandiera bianca.
Insomma, sia pure in modo non uniforme il paragone fra l’Italia di oggi e quella di appena dieci anni fa comincia ad essere soddisfacente, ed i coming out celebri incominciano finalmente ad essere davvero numerosi e per nulla problematici, tanto che è finalmente emerso, nel corso di un divertente sketch di Fiorello su Radio Due, che persino… Topo Gigio sarebbe a suo dire gay. E allora le velate, che aspettano?
(pubblicato in “Pride”, novembre 2007).
e Inzaghi? e Giletti? e quei 2-3 di centovetrine? e Alfonsina Signorini?
viva zeffirelli, l’unico che ha capito come vivere la sua condizione
sarei,per quel signore,gay,solo perche composi voglio fare la modella…….ma la pianti e diventi un pò serio………