Una mamma per amica

Ha aperto anche a Milano, a cura dell’Agedo, un consultorio per adolescenti e giovani omosessuali e per le loro famiglie. Per aiutare chi ha deciso di dire la verità ai propri genitori, e per aiutare le famiglie ad accettarla.

Un papà di Agedo ad una manifestazione. Foto Giovanni Dall'Orto-Wikicommons

Via Bezzeca a Milano è una via come tante a dieci minuti dal duomo. Poi la percorri fino al civico 4 e ti accorgi che ha qualcosa di diverso. Una vetrina che espone un cartellone blu attira l’attenzione dei passanti. Sopra è scritto: “Mamma e papà sono omosessuale…“. Che dite entriamo?

Con un sorridente benvenuto ci accoglie nella nuova, accogliente e ipervisibile sede AgeDO, Associazione Genitori di Omosessuali, Marisa madre di una ragazza lesbica di ventisei anni. “Siamo qui da maggio tutti i giovedì dalle 14 alle 17 – ci informa – rispondiamo al telefono e incontriamo madri, padri di gay o i figli stessi”.

Nella sua esperienza di volontaria sono tante le storie ascoltate ma tutte tra loro simili. “Ci chiamano – continua – molte mamme di maschi e qualcuna di ragazza. Ciò che più mi stupisce è che telefonano perché sono a conoscenza dell’omosessualità dei propri figli prima, anche molto prima, che i figli stessi si dichiarino. Telefonano anche ragazzi, ormai tranquilli rispetto alla loro sessualità, che vorrebbero che aiutassimo i loro genitori. Solitamente le madri, dopo un po’ di tempo, accettano. Lo scoglio più duro sono i padri. Finchè lo sa mamma tutto è ok ma non si deve andare oltre. Per i padri l’accettazione è più lenta ma è possibile!”. È chiaro? Tua madre potrebbe già sapere che sei gay, lo ha accettato, ma non ha il coraggio di parlartene. Forse è giunta l’ora di dirglielo. Impossibile?

Ti può aiutare Agedo perché discutere della propria esperienza di ‘genitore o figlio diverso’, prima telefonicamente poi faccia a faccia in questa sede o davanti ad un caffè, con madri e padri che ci sono già passati può fare davvero bene. Ad ascoltare Marisa, o le altre volontarie dell’associazione, sembra di aver di fronte la mamma che si è sempre desiderata. La sua esperienza è l’esperienza delle nostri madri: “Se penso – confessa – a mia figlia e a quanto è rimasta da sola da adolescente! Quando l’ho saputo quasi muoio di infarto. Ero una mamma impicciona e avevo il confronto con un’altra figlia ma Anna proprio non la capivo. Andava e veniva e non raccontava nulla ma le era successo qualcosa e non era tranquilla. Poi ho letto la lettera che le aveva scritto una donna. Una sera gliene ho parlato. Ora è tutto normale. Ci è voluto solo un po’ di tempo. Ora sono uscita allo scoperto come ‘mamma di gay’ per aiutare genitori, ragazzi e ragazze a vivere una vita normale perché sono come tutti gli altri. Sono stata anche al Gay Pride di Bari. Avevo detto ‘non ci andrò mai ma poi’… è stato commuovente. Alcune madri addirittura piangevano e ricevevamo applausi dalla folla e i ringraziamenti dai ragazzi gay”. Non credo a ciò che ascolto ma Marisa con i suoi modi gentili è lì, in carne ed ossa, a dimostrare che la madre che desideriamo esiste e può addirittura essere la madre che ci sta aspettando a casa basta solo, da parte nostra, un po’ di coraggio.

Alessandro Galvani, educatore e segretario dell’associazione, ci spiega che contattare Agedo è davvero facile. Ci si può presentare direttamente in Via Bezzecca e sono attivi in molte città italiane ‘numeri amici’ di sostegno telefonico a cui rispondono genitori di gay oppure si può visitare il sito internet. Ma Agedo non si ferma qui.

“Milano – continua Galvani – Roma, e Palermo sono le nostre sedi più grandi e dispongono di un vero e proprio consultorio. Le altre sedi sono ospitate da gruppi Arcigay e non. In Sicilia siamo addirittura in una canonica e sono disponibili psicologi, educatori ed è attivo un centro di informazione per insegnanti e per minori. Qui a milano AgeDO è stata riconosciuta insieme ad una serie infinita di associazione cattoliche come un’associazione di solidarietà famigliare dalla giunta Formigoni e ha ricevuto dei fondi.

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Con questi ci siamo dotati di una psicoterapeuta del movimento gay, Daniela Ciriello, di un educatore e un sociologo. Quest’ultimo, alla fine dell’anno, strutturerà una brochure per le istituzioni educative che parlerà dell’importanza per un giovanissimo gay di stare tra coetanei gay. È ora che lo capiscano e che smettano, come fanno i cattolici, di fare finta che l’omosessualità non esista nell’adolescenza. Se penso a quanti genitori di adolescenti gay ci contattano…

Daniela è a disposizione per chi volesse un sostegno psicologico. Se la dichiarazione ha risultati problematici abbiamo anche un mediatore familiare. L’educatore strutturerà un centro di accoglienza per minorenni gay che non si limiti alla piacevole chiacchierata tra giovanissimi ma che faccia pressione anche sulle istituzioni educative per far si che parlino di omosessualità. Chiamano molti genitori di ragazzi giovanissimi e ci richiedono un luogo protetto ove il proprio figlio possa confrontarsi con altri gay giovani. Parlare loro dell’Arcigay li spaventa un po’. Chiedono un gruppo protetto e vederlo attivo presso altri genitori li rende più tranquilli. Usciti da questa sede notano che la Sede Arcigay di Milano è proprio di fronte alla nostra vetrina e si tranquillizzano ulteriormente. Per il futuro stiamo organizzando di affiggere il manifesto che vedi in vetrina per Milano e zone limitrofe. Se pensiamo a quello che fanno all’estero…”.
Non pensiamoci perché AgeDO un passo dopo l’altro sembra inarrestabile quanto i suoi successi.

Ad ascoltare i loro progetti per il futuro sembrano ormai lontani anni luce i duri vent’anni trascorsi dalla fondazione dell’associazione nata dopo la pubblicazione del libro Figli diversi (Edizioni Sonda). Quel manuale per giovani gay conteneva una parte per i loro genitori di Paola Dell’Orto, mamma di un gay e attuale presidentessa dell’associazione. La pubblicazione destò scalpore e attorno a Paola si riunirono un alcuni genitori decisi ad aiutare i propri figli nel processo di accettazione.

Ora i genitori che lavorano per l’associazione sono 150 e i suoi successi non si contano. AgeDO ha prodotto (con gli scarsi fondi di cui dispone!, ndr) il filmato Nessuno Uguale un supporto per le scuole che mostrava per la prima volta minorenni gay che parlavano di loro stessi di fronte a minorenni eterosessuali. Il filmato è tradotto in tre lingue. AgeDO ha fondato Euroflag il gruppo dei genitori di omosessuali europei. Agedo è entrata nelle scuole, ha incontrato il Ministro per l’Istruzione e denuncia giornalmente con decisone l’omofobia ma soprattutto ha aiutato molte madri e padri ad essere più vicini ai loro figli. AgeDO è entrata nei cuori di molti gay e può aiutare anche te.

Da ultimo i ‘genitori diversi’ stanno progettando di filmarsi mentre raccontano la loro esperienza. Vogliono un Nessuno Uguale che possa essere proiettato dalla TV nazionale! Per questo stanno cercando genitori disponibili e non si sa mai che tra le madri friendly possa esserci anche la tua. Che aspetti ad invitarla?

Agedo non è l’unica associazione italiana che offre aiuto a genitori e figli. Anche Arcigay, e altre associazioni omo, hanno attivato numerosi ‘numero amici’, gruppi giovani e consultori con personale preparato anche a rispondere alle domande sui rapporti famigliari o più generiche sulla condizione di gay o sulle malattie a trasmissione sessuale. Li trovate con estrema facilità su Internet o nella guida di Pride.

Ma chi più di una mamma friendly può consigliarvi su come affrontare i vostri genitori?
Marisa, e tante altre mamme, ti stanno aspettando: “Siamo in zona venite a chiederci come dirlo ai genitori. Sono una mamma che ci è già passata e forse potremmo rendere meno dolorosa per i tuoi questa fase. Oppure dite alle vostre madri di venire a trovarci perché confrontarci farà bene ad entrambe. Se non passate di qua non dimenticate di inviare segnali chiari di ciò che siete ai vostri genitori. Non hanno le fette di salame sugli occhi ma solo segnali chiari possono aiutare loro a capirvi. Vedrete che saranno pronti ad accettarvi”. (pubblicato in Pride, ottobre 2003).

Stefano Bolognini ⋅

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